IL ROCK, LIBERATORIO, INCLUSIVO, EMPATICO di Stefano Vivacqua*

*PER GENTILE CONCESSIONE DELL'AUTORE PUBBLICHIAMO UN BRANO DEL LIBRO 'IL COMPLESSO DI ATLANTE', TORRI DEL VENTO EDIZIONI
Lasciate che vi dica una cosa: il mondo sarebbe infinitamente peggiore senza il rock. Il rock non è una forma d'arte, è molto di più, è un richiamo sonoro, e gestuale, il cui potere lenitivo e riconciliante non ha eguali tra le espressioni umane. Cos'altro mette d'accordo tre generazioni di esseri umani d'ogni parte del pianeta? Cos'altro, a questo mondo, tiene insieme padri, figli e nipoti, bianchi, neri e gialli, ricchi e poveracci, intellettuali e analfabeti, borghesi e sottoproletari. Quando sua maestà Mick Jagger appare sul palco, con quella faccia da dio egizio che ammicca beffardo, come se avesse appena sconfitto per sempre il peccato, l'emozione che ti prende è la stessa ai quattro angoli del pianeta, che tu abbia gli occhi a mandorla o i capelli d'oro, che tu viva a Vladivostock, a Belfast, o a Johannesburg, che ti piaccia il sushi o il tortellino, che tu vada in chiesa, in sinagoga o al tempio. L'umanità si può senz'altro dividere in due distinte parti: quella che riunisce in sé tutti gli uomini e le donne che sentono il richiamo del rock, e quella che vive facendone a meno. Ebbene, la prima, mediamente parlando è oggettivamente la più frequentabile. E' innegabile che la gente che va ad un concerto rock, dove magari ha intonato all'unisono “Like a rolling stone” commuovendosi invariabilmente quando fa “how does il feel...to be a complete unknown...with no direction home” ecc. sia la meno cinica, la più empatica delle genie in circolazione. Il rock è il più esteso evento ecumenico della storia contemporanea, molto più pervasivo della liberazione sessuale, del computer, dell'ambientalismo e del pacifismo. Quando John Lennon si lasciò scappare che i Beatles erano più popolari di Gesù diceva, in fondo, una verità statistica inconfutabile. Sia da vivo che da morto, il Nazareno non regge il confronto della popolarità globale. Senza dire che, storicamente, i fanatici del Salvatore si sono sentiti autorizzati ad ogni sorta di abominio, mentre non risulta che si siano mai registrate efferatezze in nome del profeta di Liverpool. E quanto alla salvezza dell'anima, credo che “All you need is love” e “ Imagine” abbiano certamente ammansito più cuori del catechismo. Il rock è il più potente selezionatore di 'buona umanità' che io conosca. Basta dire che non piace ai fanatici, agli integralisti, ai bigotti, ai fascisti, ai mafiosi. E' semmai la musica colta che ha fornito la colonna sonora alle pagine più imbarazzanti della storia. Il sadismo più feroce ha avuto sempre gusti raffinati, la passione dei gerarchi nazisti per la musica classica è emblematica. George Steiner si chiedeva: “Come si fa a leggere la sera Goethe e ad ascoltare Schubert ed uccidere e torturare il mattino dopo? Perché la musica non ha detto niente? Dov'erano i musicisti quando si moriva a Dachau?”
Dove non c'è libertà puoi ascoltare con più probabilità 'Ludovico Van' ( ricordate 'Arancia Meccanica' di Kubrik?) che Van Morrison. Dove gli spazi di partecipazione si restringono, il rock non può avere cittadinanza: non a caso, nel periodo più tetro del nostro dopoguerra, nei famigerati anni settanta, mentre il rock spariva dalle piazze e dagli stadi perché l'atmosfera era diventata irrespirabile, 'Sanremo' e Milan – Inter non conobbero sosta. E non è un caso che quando a Mosca o a Praga non si poteva fare rock, Nurejev e Rostropovic invece riempivano i teatri. Il rock è indigesto ai regimo comunisti e alle dittature militari e teocratiche: se un giorno dovessimo sentire che Neil Joung ha suonato a Gaza o a Teheran, vorrà dire che anche lì le cose cominceranno ad andare per il verso giusto. Mark Twain diceva: “Non chiedo mai di che razza, religione, classe o colore sia un uomo, mi basta sapere che è un uomo; cos'altro c'è di peggio?” Così, se conosco un tale che ama il rock non ho bisogno di chiedermi altro sulla sua umanità. Se ad un tale piace Totocutugno, o Giggidalessio, non puoi mai essere certo che non lo ascolti a tutto volume mentre scioglie qualcuno nell'acido. Se gli piace Mahler, o i Pooh, è lo stesso, non si può mai sapere. E, al limite,(solo per dire una piccola cattiveria) pure se gli piacesse Guccini o il divino De Andrè non è detto che non canticchi “ La Locomotiva” o “ Il pescatore” mentre gambizza un giornalista. Da un punto di vista sociologico e statistico è, invece, improbabile che un devoto di Jim Morrison o di Kurt Kobain possa fare male a qualcuno, se non, nei casi estremi, a se stesso. E ce lo vedete un fan di Patty Smith o di Bob Marley in mezzo a gente che lincia un'adultera o si fa esplodere in un supermercato? E quanti di quelli che ordinano una guerra o sfruttano i bambini sono cresciuti con Joni Mitchell e Bob Dylan? E i generali con la coscienza lurida, i mammasantissima, le eminenze grigie, i gran maestri di tutte le trame, le manovalanze del male, le masse asservite? Cosa ascoltano mentre onorano il loro demone, quali armonie li commuovono, quali suoni accompagnano i loro gesti ordinari e straordinari?
Il rock ha bisogno di respirare all'aria aperta per vivere, non conosce, come il jazz o il blues, i compromessi della clandestinità, non è mai criptico, o accomodante, o discreto. Soffoca negli spazi chiusi e angusti, vive di orizzonti aperti e alza la voce per farsi sentire il più lontano possibile. Non è roba per sette, o logge, o cellule, è il più inclusivo e democratico degli spazi umani, e anche il più innocente. Tutta la musica, da quella etnica e quella colta e in generale l'arte è, in fondo, didascalica, in quanto espressione di culture storicamente consolidate, di valori espressivi codificati. Il rock è nato da una singolarità, non ha precedenti, né punti di vista da rappresentare: semplicemente si è manifestato. E continua a farlo, ogni volta con la stessa miracolosa 'impertinenza', ad un livello che passa sopra tutte le differenze di sensibilità, sorvola ogni ostacolo identitario, ricopre i cinque continenti come una rete connettiva.
Per tutto questo, il rock è stato odiato e perseguitato, e stenta ancora adesso ad essere riconosciuto come l'espressione più socialmente evoluta dello spirito umano. Quasi come Gesù, e come lui inedito, inatteso, scandaloso.
Per la prima volta nella storia dell'umanità i giovani vollero diventare una categoria sociale con cui fare i conti, e lo diventarono, grazie al rock. E' stato necessario che passassero le generazioni e che i ventenni diventassero nonni, ma oggi, finalmente, sono poche le mamme che ancora insegnano ai figli di stare lontano dai Led Zeppelin o dagli AC/DC perché le loro canzoni, ascoltate al contrario, rivelano messaggi satanici (sic!).
(Io ne ho conosciuto una. Va a messa tutte le domeniche e odia i rockers. Per odiarli meglio ne ha sposato uno. Sua figlia ascolta di nascosto “Sympaty for the devil”).

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