IL MIO SAN CALO', TRA UTOPIA, TATUAGGI E PERBENISMO di Tano Siracusa

I tamburi annunciano in questi giorni l'approssimarsi della processione di san Calò  e con la processione tornano le preoccupazioni, i timori, i ricorrenti propositi di normalizzarla. 

I borghesi e le autorità religiose (non finora quelle civili, almeno dal secondo dopoguerra) hanno sempre subìto la processione. Con esibito distacco e  malcelato timore quando si approssima, con sollievo quando finisce. Un guaio grave ma non serio, ricorrente come certi brutti sogni: quel rovesciamento dei ruoli sociali, i contadini, quelli di Rabato per un giorno padroni della città, che pazzìano con quel santo nero portato in giro come un ubriaco, come un Lazzaro risorto, e il vino infatti (la birra oggi) e le urla, il lancio dei pani come una lapidazione (suggerisce Giandomenico Vivacqua) e il caldo pazzo di luglio. 
Va bene, tutto vero: è una follia quella processione (la fede è follia, diceva San Paolo)  che comunque si trasforma, cambia, che avvicenda le generazioni, che elegge  oggi s. Calò  come il nero santo dei neri, degli uomini in fuga,   che scopre l’ombelico delle donne e mostra i tatuaggi televisivi degli uomini,  trattenendo e custodendo tuttavia quell'antico nucleo di minacciosità tellurica, di austera indisciplina, di sacra indecenza. 
Le risse, certo esibizionismo muscolare, lo stesso moltiplicarsi delle riprese che schiaccia e ribalta la realtà nella sua rappresentazione, sono il peggiore deposito dello spirito dei tempi, che offusca  e  degrada la violenza  simbolica della processione, quell’utopia dell’abbandanza, del pane che piove dal cielo, della possibilità del miracolo. 
C’ è solo da augurarsi che nessuno riesca mai a normalizzarla, ad avere ragione della sua  sragionevolezza. 
Il video, che  tenta un’approssimazione al  suo ordine caleidoscopico, al suo caos autoregolantesi, alla sua religiosità drammatica ed festosa,  è montato con materiali sparsi, raccolti dall’84  allo scorso anno, fra i pochi che non si sono persi nel caos del mio archivio.