"NON SONO UNA TERRORISTA CITRULLO" di Saba Anglana*

In aereo imparo i versi di un mezmur sacro a memoria. Mi serve per il prossimo lavoro in teatro, melodia dalla scala pentatonica antica, di derivazione cristiana copta.

Le parole sono in amarico, ma evidentemente suonano arabe e il mio salmodiare sottovoce deve aver impensierito come una fatwa il vicino di posto, percepisco la sua tensione.

Ah, ho un foulard acquistato in Afar da nomadi che vengono dalla Dancalia, ma a dire il vero sembra un po' una kefiah mediorientale, ed è ben arrotolata a nascondere il viso, perché non sopporto l'aria condizionata.

Il vicino sembra sempre più nervoso. Ah, mi hanno detto stamattina che ho occhi magrebini, sarà per lo sguardo naturalmente bistrato di mia mamma, gli occhi in realtà vengono da lei che è etiope, come quegli angeli dagli occhi enormi delle pitture dei monasteri ortodossi. Ah, al duty free in aeroporto mi sono spruzzata una nuvola di Decadence addosso, mi piaceva il nome, ben si addiceva al panorama intorno, firmato "Marc Jacobs", che è uno stilista statunitense, ma evidentemente lo yankee deve averci messo anche dell'estratto di ambra o di mirra dentro, perché l'aroma dolce richiama quello degli attar, le essenze arabe, con il risultato che odoro come un dattero affogato nel miele. L'hostess italiana si rivolge solo a me in inglese, mi succede spesso, mi prendono per straniera, un po' ovunque, a volte glielo lascio credere. Lo ammetto, sono di cattivo umore, dipende dalla digestione, il bicchiere di traminer che ho bevuto a pranzo mi si è piantato sullo stomaco. Quindi niente snack, grazie signorina hostess che mi parli in inglese, non è per l'inizio del Ramadan, signor passeggero, e non sono nervosetta perché ho una cintura esplosiva sotto la giacca pesante, è che ho pure freddo in questo maledetto aeroplano! Sento il suo sguardo, mi sta studiando, "non sono una terrorista araba, citrullo!" mi verrebbe da dirgli, ma lo lascio vestire le sue paure, io, che ho il mondo tutto dentro, sono impegnata a indossare il mio d'abito, quello dell'equivoco. Imparo a mettermi nei panni degli altri, di chi vive identità scomode, sospette, e si vede proiettato addosso il marasma delle paure e dei reciproci giudizi. Lui mi sorride e chiude gli occhi. Ma allora forse nemmeno ci pensava a me terrorista, forse si chiedeva cosa stessi studiando, o forse anche lui, chissà, ha male allo stomaco. Pregiudizio del pregiudizio? Sono stata io a proiettare su di lui allora! Chi lo sa. È un momento di grande confusione globale. Non sappiamo niente degli altri. Ancora meno di noi stessi.

* Saba Anglana è una cantante, attrice e scrittrice italiana di origine somala
 

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