RABATO di Giandomenico Vivacqua

Sulla terrazza della casa del Rabato, assediato dalla frusciante brezza della sera, guardo un treno passare sui binari in fondo alla scarpata. Emette un suono lungo e sensuale, il bramito di un animale estinto. Treno di molte carrozze, andrà lontano.
Seduta accanto a un finestrino, una giovane viaggiatrice guarda nella mia direzione. “Chi è mai quell’uomo nel vento? E cosa lo lega a quella vecchia casa?” – forse si domanda.
Bon voyage. Adieu.
A occidente un insulto di cemento mi ruba il tramonto, mentre ad oriente la campagna si complica di riverberi viola.

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