QUELLA TELEACRAS CI APPARE COME UN MIRACOLO di Carmelo Sardo*

  *Tratto dal libro 'Quell'idea di Sudovest' di Giovanni Taglialavoro, edizione del Centro Culturale P.P.Pasolini Agrigento
 Rileggere gli editoriali e i commenti di Giovanni Taglialavoro, per chi come me ha vissuto al suo fianco quegli anni indimenticabili, e’ un po’ come sfogliare l’album fotografico di una vita. Ogni pagina e’ come una foto: conosco ogni dettaglio, ogni sfumatura, e fatalmente l’anima avvampa di un’emozione forte e avviluppante, come quando ci si rivede nello scatto sbiadito con la chioma ancora fluente e la faccia acerba. Mi succede questo quando ripercorro con la memoria quel tempo cosi’ lontano ma cosi’ presente, che torna e ritorna come i bagliori del primo amore, e tasti ancor oggi nelle mille sfaccettature professionali, quando attingi dal bagaglio senza fondo di quell’esperienza irripetibile.  

Confesso che ancora adesso non passa giorno nel mio lavoro senza che mi capiti di far tesoro di quanto ho imparato durante la mia formazione a Teleacras. Nel mondo giornalistico, i vecchi marpioni della penna, non si stancano mai di ripetere che le migliori scuole per fare questo lavoro sono il sud e le tv private.
Io ho avuto la “fortuna” di crescere nell’ultimo lembo del sud d’Italia e di cominciare questo lavoro nella redazione di una tv privata. Ma a posteriori posso dire, senza timor di smentita, che il sud e la tv privata non sarebbero bastati se il mio destino non avesse avuto la fortuna, quella si’ senza virgolette, di incrociarsi con quello di Giovanni Taglialavoro e di un gruppo di ragazzi formidabile.
Un giorno di qualche anno fa, quando ero gia’ diventato un volto nazionale (passatemi l’autocitazione !), un collega agrigentino durante una manifestazione pubblica intervistandomi puntualizzò come Teleacras avesse formato grandi professionisti del giornalismo. Chiosai che semmai era vero il contrario, e con malcelato orgoglio rivendicai che erano stati un direttore e un gruppo di giovani a creare Teleacras, a prenderla per mano e a trasformarla in una tra le piu’ seguite e apprezzate tv private siciliane. So di non impantanarmi nella retorica, perche’ sono confortato da dati oggettivi, se qui ricordo che quando spuntò Taglialavoro a Teleacras , i miei acerbi 24 anni erano ingolfati in una scrittura ancora macchinosa e farcita delle ampollosita’ dei luoghi comuni. Era un’epoca in cui per annunciare la prossima riunione del consiglio comunale si diceva “Avra’ luogo la seduta del…..”.; un arresto in flagranza di reato diventava “e’ stato colto con le mani nel sacco e sono scattate le manette”. E gli incidenti stradali erano sempre “spettacolari” e causati spesso “dall’asfalto reso viscido dalla pioggia”. Del resto, anche i tg nazionali traboccavano di linguaggi stanchi e vecchi, e ridondavano di “presidenti della repubblica che fanno il proprio ingresso”, di “condizioni meteo avverse per una perturbazione atlantica”, e cosi’ via. Se su scala nazionale il linguaggio dei tg per sganciarsi dalle frasi fatte e migliorare dovette aspettare l’avvento di Enrico Mentana e del suo tg5 che trasformò subito, gia’ dai titoli, le “condizioni meteo avverse” con piu’ squillanti e popolari “preparatevi, arriva il freddo !” , molto piu’ modestamente noi di Teleacras anticipammo i tempi grazie a Taglialavoro. E capito’ piu’ di una volta che su un argomento di grande rilievo il titolo che confezionava Giovanni per il nostro vg della sera era lo stesso che l’indomani avremmo letto sulle prime pagine di “Repubblica” o del “Corsera”.
Avvezzo alla didattica per la sua principale professione di insegnante, ricordo ancora nitida e chiara la sua faccia quando gli presentai il mio primo pezzo: un servizio sull’apertura del maxi processo alla mafia, nel 1986.
Due cartelle e mezzo per raccontare quello che si sarebbe potuto dire in una sola con le correzioni che fece lui, cancellando enfasi e soprattutto i ripetitivi e stanchi luoghi comuni e frasi fatte. Come i grandi allenatori di calcio, Taglialavoro ha avuto il grande merito di saper tirare fuori il meglio di ciascuno di noi. Ma qui sarebbe riduttivo rimarcarne i pregi solo in rapporto alla crescita professionale di quel gruppo di giovani, giornalisti e tecnici.
Non c’era settore in “quella” Teleacras dove Taglialavoro non fosse intervenuto con il suo formidabile intuito innovativo.
Comincio’ dai fondamentali. Nella registrazione di un’intervista per il video-giornale, per esempio, indottrinava l’operatore sul taglio di ripresa, e il cronista sulla posizione che doveva assumere: mai a fianco dell’interlocutore da intervistare, ma dando quasi le spalle alla telecamera nel porgere la domanda.
Introdusse per la prima volta nella storia di Teleacras la ripresa delle partite di calcio, di pallavolo, di pallacanestro, con due-tre telecamere e istruì il regista su come piazzare le camere per esaltare le riprese. Lo guardavo ammirato e sbalordito quando ci illustrava i tanti programmi che inventò. Ne curava ogni dettaglio. Dal titolo ai contenuti, dalla regia ai testi. Non gli sfuggiva niente.
Impeccabile anche quando si trattava di allestire le non-stop elettorali: uno sforzo immane per coprire una diretta che si sapeva quando cominciava ma non si sapeva quando finiva. E come un navigato autore televisivo, non si concentrava solo sull’allestimento di programmi di approfondimento giornalistico o di taglio politico. Estrasse idee che soddisfecero anche i gusti di tutte le tipologie possibili di telespettatori. Perche’ sapeva che una tv popolare, di provincia, una tv commerciale, non poteva non rivolgersi a tutti, anche per garantirsi quegli introiti pubblicitari che avrebbero permesso, assieme alla generosita’ e alla lungimiranza degli editori, di far crescere la struttura e con essa tutti noi. Fu una grande sfida, in una citta’ sonnecchiosa che non era abituata a sentirsi raccontare i fatti come li raccontavamo noi. Non era abituata a quel certo modo di fare televisione che sperimento’ Taglialavoro. Non era abituata soprattutto una certa fetta di politica a sentirsi spiattellare i problemi irrisolti, i ritardi e le incongruenze, con un atteggiamento da parte nostra tutt’altro che servile. Perfino l’idea di Taglialavoro di trasmettere integralmente le sedute dei consigli comunali divenne un programma di successo, che in piu’ di un’occasione dava fastidio a certi amministratori.
 Selezionò poi una squadra di collaboratori eccellente. Si assicurò il contributo di prestigiose firme del giornalismo nazionale. Dietro al suo microfono si alternarono tutti i politici di rilievo del paese.
Furono anni meravigliosi. Irripetibili. Un’esperienza straordinaria per tutti noi. Giovanni, bonta’ sua, amava ripetere quando ci vide ormai maturi professionalmente, che i suoi giovani giornalisti erano pronti per ben figurare in qualsiasi telegiornale nazionale. Be’, a rileggere a posteriori quell’auspicio, visti i risultati, il suo intuito e’ stato ampiamente premiato. Un destino complice, anni dopo ci ha riuniti a Roma. Io al tg5, Luigi Galluzzo a Studio Aperto, Francesco Taglialavoro a Rainews24, e lui, Giovanni, coordinatore degli autori di uno dei programmi di intrattenimento di maggior successo della Rai. 
Ci capita spesso di stare insieme, e spesso ripercorriamo quel nostro tempo, ricordiamo quello che abbiamo fatto e semplicemente ci appare un miracolo.
 
 
 
 
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