Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

VIRGINIA, LA CONOSCEVO BENE di Giandomenico Vivacqua

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Virginia Bellomo se n'è andata, vinta da un nemico privo di riguardo e di gentilezza. Ci eravamo frequentati per un periodo della nostra giovinezza, quando entrambi, affascinati dal teatro, cercavamo, all'interno della compagnia del Piccolo Teatro Pirandelliano, di dare una forma alle nostre inquietudini intellettuali. Di alcuni anni più grande di me, Virginia spiccava per il carattere e per l'intelligenza. L'ho incontrata non molto tempo fa, a casa di amici, insieme al marito, lo stimato dottore Lillo Calcullo, il compagno affettuosissimo di tutta la vita. Insieme abbiamo ricordato gli anni del Piccolo, le profumate rappresentazioni estive del Caos, la fede di tutti gli attori, le inoffensive polemiche che caratterizzano la vita di ogni comunità. Sono ritornato a casa rinfrancato, perché nello specchio di Virginia ho visto nitidamente la bellezza di quella nostra comune formazione umana, il valore di un'esperienza nobilmente provinciale, autenticamente artistica. Sapevo del suo male e alcuni giorni fa l'ho sognata. Come il mago Cotrone, anche Virginia si è dimessa da tutto, ma come la contessa Ilse tornerà a recitare i suoi drammi al cospetto di spiriti più elevati.

 

UN VIAGGIO: SANTA CROCE di Tano Siracusa

I pieni, i volumi delle case sbrecciate, diroccate dal semplice trascorrere del tempo e dell’abbandono, e accanto i vuoti dei crolli. La luce e le ombre, le pietre e la vegetazione spontanea. Qualche gatto, il silenzio delle cose. A poche centinaia di metri dal Municipio della città, Santa Croce si offre così al viaggiatore, cioè a chiunque la visiti.

 

QUANDO I LEGAMI PERDONO L'EROTICA E IL REALE IL SACRO di Pepi Burgio

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 A distanza di alcuni anni dalla sua ultima pubblicazione, Massimo Recalcati ha dato alle stampe un nuovo saggio, “I tabù del mondo”, al solito ben scritto, molto chiaro, molto interessante. Con qualche scoria ideologica soltanto che addirittura sconfina nella ardita lettura della figura del primogenito nella parabola del figliol prodigo del Vangelo di Luca: “il primo [il figliol prodigo] sceglie la via improduttiva della rivolta nei confronti del padre, mentre il secondo [il fedele primogenito] quella ugualmente improduttiva della obbedienza rinunciataria e risentita”. Ciò appare più che altro come una fantasiosa acrobazia esegetica se non una spregiudicata costruzione narrativa. Ma non vado oltre, anche perché, come si dice oggi, sono privo delle necessarie competenze. Ed anche perché non mi pare il caso di insistere su aspetti tutto sommato marginali che non inficiano il valore dell’opera. Dice Recalcati: “il nostro tempo non sa né pensare, né vivere l’erotica del legame perché contrappone perversamente l’erotica al legame”. Per l’uomo occidentale la libertà dell’amore, nonché quella tout court intesa, “deve escludere ogni forma di limite, deve porsi come assoluta”. E allora, nelle inevitabili, devastanti conseguenze della mancata individuazione del limite, l’autore scorge i contrassegni pedagogici, e non solo quelli, di una drammatica mutazione antropologica. Un simile smarrimento mette capo ad una singolare inversione di status: gli adulti, dice Recalcati citando Lacan, “sono in realtà i veri bambini, poiché tendono a disfarsi dal peso della loro responsabilità”.

 

PROSSIMITA' di Tano Siracusa

I primi nordafricani sono apparsi ad Agrigento negli anni ’80 e un po’ per tutti erano i ‘vu cumprà’. L’espressione, coniata in una trasmissione di Renzo Arbore, circolava in un paese appena uscito dall’incubo del terrorismo brigatista e che relegava la mattanza mafiosa in Sicilia nel repertorio delle eccentricità criminali dei suoi abitanti.

 

DISCUSSIONI SULL'ACCOGLIENZA di Tano Siracusa

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Cronaca di un respingimento.
Porto Empedocle, sabato mattina. Sul corso principale alle 10 i numerosi caffè sono pieni. Via Roma è stata chiusa al traffico dalla precedente amministrazione e si può godere  quel silenzio che sembra rallentare il trascorrere del tempo, attraversato da rumori minimi, discreti. Saluti, voci, passi. 
Oggi però non è una tranquilla  mattinata  di settembre come tante. Basta infatti percorrere duecento metri e all’inizio di via Roma c’è un assembramento di un centinaio di persone  che tranquille non sembrano. Sono preoccupate, arrabbiate, forse anche un po’ confuse. 
Di sicuro concordano nella richiesta di definitiva chiusura del centro che aveva ospitato per una ventina di giorni 44 minori non accompagnati. In realtà hanno vinto. Il centro è infatti stato chiuso perché non a norma con alcune misure di sicurezza. I ragazzi sono stati provvisoriamente collocati in altri centri del territorio. 
Ci sono alcuni amici su fb fra i manifestanti, che immagino   come me siano venuti per capire, non perché condividano le ragioni della manifestazione. Invece no. 
Discutiamo un poco, mentre il corteo si avvia. 
Non è vero che sono tutti ragazzi, spiega Paolo, e poi la  Scala dei Turchi è diventata una importante meta turistica,  Porto Empedocle ne sta beneficiando. La presenza di quaranta ragazzi che non hanno nulla da fare, senza soldi, non aiuta, anzi è evidente che danneggia i commercianti. Metterli in una palazzina qua dietro: è questa l’accoglienza? Dovrebbero offrire servizi, occuparli, organizzare corsi di lingua italiana. 

 

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