SINESTESIA di Luca La Porta

 

Sinestesia, mostra di fotografia, scultura e pittura, presso i locali dell’area pro loco Lido Rossello di Realmonte

 

Sinestesia è la mostra di fotografia, pittura, scultura curata dalla galleria A Sud Artecontemporanea di Realmonte, inaugurata Domenica 5 settembre presso i locali dell’area pro loco Lido Rossello di Realmonte, alla presenza del sindaco Calogero Zicari.

 

La mostra Sinestesia, allestita presso i locali dell’Area Pro loco Lido Rossello di Realmonte, intende offrire uno spaccato inedito della “creatività del luogo”, concetto con  il quale il critico d’arte palermitano Francesco Carbone indicava quell’insieme di attività e linguaggi (pittura, scultura, scrittura, poesia, parola, suono, musica) connesse a un “quadro di vita”, cioè a un sistema di relazioni che comprende territorio, società civile, cultura, natura.

Se la mostra di pittura, scultura e fotografia delinea un percorso essenzialmente visivo e  tattile,  le attività che si sono svolte parallelamente, come la degustazione di piatti tipici realmontini e vini locali, coinvolgendo principalmente il gusto e l’olfatto, hanno creato un ponte tra presente e passato, alla riscoperta di sapori perduti. Da qui il titolo della mostra, Sinestesia, che nasce dall’idea  di  offrire ai visitatori la possibilità di riscoprire l’identità di un territorio attraverso un percorso sensoriale.

All’interno di un angusto locale, costituito da due ambienti, è stata allestita un’esposizione di opere di piccolo e medio formato di Stefano Gallitano, Giovanni Proietto, Gianni Provenzano, Giovanni Butera, Mario Amari, Giuseppe Cuttitta, Angelo Pitrone. La scelta del formato non è stata soltanto dettata dagli spazi ristretti, ma nasce come una presa di posizione contro la spettacolarizzazione della realtà di buona parte delle installazioni e dell’arte ambientale, contro il gigantismo dell’informazione che vede l’opera d’arte esclusivamente come luogo di emozioni decontestualizzandola dal suo contesto storico e dall’attualità, che propina il kitsch, la bellezza esteriore e inautentica, come unico valore estetico. Come sosteneva Giulio Carlo Argan, il formato nell’arte non è né un valore né un disvalore. Del resto per Mimmo Paladino “lo spazio non è una circostanza determinante”, dal momento che il piccolo formato e gli spazi ristretti incanalano e catalizzano l’attenzione, suscitano stupore, meraviglia.

Nel primo ambiente, il dinamismo e l’intensità espressiva delle  piccole sculture di Stefano Gallitano, raffiguranti amanti sorpresi in un abbraccio, lottatori avvinghiati l’uno sull’altro, busti, traducono il vorticoso dipanarsi di una mitologia personale, fatta di immagini e di visioni. La produzione di Gallitano, che si inquadra nell’ambito dell’outsider art, nasce da una necessità espressiva insopprimibile, dalla volontà narcisistica di ricostruzione di un “sé materico” stabile, attraverso il quale esorcizzare le proprie angosce.

Nello stesso ambiente sono visibili le nature morte di Giovanni Proietto del ciclo il Giardino dei limoni. Il simbolismo dell’albero di limone è evidente: incarna un archetipo materno, rassicurante, fonte dell’essere e della vita, perché con i suoi frutti succosi personifica la primordiale Grande Madre mediterranea con i suoi seni, a cui si lega anche l’iconografia greca e latina dell’Artemide Polimastia. Proietto si avvale della tecnica del grattage per sottolineare le linee che circoscrivono le forme, ma soprattutto per mettere in risalto lo spessore di una  materia pittorica iridescente, sentita anch’essa come una potente madre.

Nell’ambiente contiguo, i fondali e le rive marine di Giovanni Butera, al confine tra astrazione e figurazione, che catturano lo sguardo per le cromie accese e per il segno  nitido,  dialogano con la vitalità barocca e l’horror vacui delle opere astratte di Mario Amari (un Omaggio a Max Bill e un assemblage), disseminate di pattern apparentemente simili che dilatano quasi all’infinito il tempo di lettura dell’immagine.

Gianni Provenzano ha ritratto la falesia di marna bianca della Scala dei Turchi  con pennellate sciolte e libere che, giustapposte e modulate, creano una sensazione di solidificazione della forma, mentre Giuseppe Cuttitta, da anni attivo nel campo della fotografia pubblicitaria, ne ha documentato le impercettibili variazioni subite nel tempo con immagini, quasi metafisiche, dal severo impianto compositivo e dal forte impatto visivo.

Il percorso della mostra si chiude idealmente con uno scatto di medio formato di Angelo Pitrone,  in cui una macchia azzurra su un muro disegna un’immaginaria mappa del mediterraneo, e inoltre con le immagini dei porti siciliani contenute nel libro Viaggi d’acqua dello stesso fotografo, posto su un leggio. Il porto diventa metafora della Sicilia, crocevia di popoli e culture,  emporio delle genti.

All’esterno sono visibili le prime acquisizioni del parco di scultura di Lido Rossello: un’architettura visionaria e utopistica di Domenico Mauro, lo squalo di Nazareno Spinelli con accenti baconiani e surreali, un gruppo di  Gallitano con una famiglia di bagnanti. All’interno di un’ aiuola è stata  collocata una scultura ambientale di Gallitano  realizzata con tondini zigrinati, in cui le sagome di un bue, di un'asino, di un gallo, di una capra e di una pecora, rievocano una Sicilia rurale, oggi scomparsa, ma testimoniano al tempo stesso un'attenzione curiosa e ingenua per la vita segreta degli animali.