MIMMO LUCANO, ARRESTATO E IRRISO di Vincenzo Campo

Le operazioni di polizia hanno un nome, si chiamano in qualche modo; non già le fredde intitolazioni burocratico-giudiziarie dei fascicoli e dei faldoni delle procure, quelle col nome dell’indagato eventualmente seguito da un “più” e dal numero degli altri che sono indagati con lui, ma nomi di fantasia, legati in qualche modo e per qualche ragione all’operazione stessa: Operazione Montagna,

Montagna 2, Demetra, Icaro, eccetera.

C’è stata pure l’operazione Xenia.

Montagna” tutti sanno cos’è, e Demetra e Icaro, più o meno pure, ma xenia, invece lo sanno in pochi cos’è e cosa significa; e chi lo sa capisce bene che attribuire questo nome all’operazione che ha avuto quel nome ha di fatto significato voler rivolgere uno sfottente sberleffo all’indagato, poi arrestato, di quella operazione: Mimmo Lucano. Arrestato e irriso, non solo arrestato ma anche sbeffeggiato.

Qualunque cosa si pensi di Lucano e di qualunque altro “reo”, lo stato –perché lo stato e non il governo impersonano le molteplici polizie d’Italia- non può e non deve irriderlo. E lo stesso è a dirsi delle procure.

Per la verità neanche governi e governanti possono irridere nessuno, perché non sono strumenti di satira ma di rispetto; tuttavia questi governanti che abbiamo oggi e le persone che li sostengono possono tutto, sono onnipotenti nel campo della violazione delle regole, da quelle sintattico-grammaticali, a quelle di comportamento, a quelle dei bilanci.

E per la verità sarei molto stupito se scoprissi che i nostri governanti sappiano cosa è mai la xenia; dubito che lo sappia un Salvini che mostra più muscoli che idee, o un Toninelli che mostra d’ignorare che non c’è ancora un tunnel che ha bucato il Brennero, o un Di Maio che ha trasferito Matera in Puglia; forse lo sa il gaffeur-capo Giuseppe Conte che chiama “congiunto” il fratello del Presidente ammazzato dalla mafia; forse lo sa, cos’è la Xenia, forse, perché la quantità e la qualità di titoli che ha o che dice di avere me lo devono lasciar presumere e immaginare; ma se lo sa, temo che si sia compiaciuto nel sapere che l’operazione era stata battezzata così.

Xenia, che era ξενία e cioè xenìa traslitterato nei caratteri dell’alfabeto latino, nel mondo greco antico riassumeva le regole dell’ospitalità, che era un dovere e non una facoltà: l’ospitalità si doveva a chiunque la chiedesse e xenìa riassumeva le regole che governavano i rapporti fra chi dava e chi riceveva ospitalità.

L’ospite, chi riceveva l’ospitalità, era così importante che, proprio per regola e principio della xenia, al momento di andarsene riceveva un regalo da parte di chi l’aveva ospitato. Si pensi un po’!

E Lucano era ed è il simbolo dell’accoglienza dell’ospitalità.

Che dire, allora, di quel commissario colto, di quel questore o di quel prefetto o forse di quel procuratore, capo o sostituto che sia, che ha chiamato col nome che sintetizza il concetto d’ospitalità e d’accoglienza per perseguire e arrestare il simbolo dell’accoglienza? Per fermare un’accoglienza che non piace? che si dice illegale, che è invisa a governo e governanti ma non certo allo Stato che è nato sulle ceneri e contro il fascismo, allo Stato della Costituzione repubblicana