UNDE MALUM? di Tano Siracusa

Non credo avrò mai la pazienza e la forza per studiare il libro di Grossman, cioè per scendere dalle montagne russe della sua narrazione e individuarne anche soltanto i principali nuclei tematici. L’inenarrabilità dell’Olocausto è certamente uno di questi, il più appariscente.
Pepi Burgio * pensa sia andato oltre la soglia segnalata da Manzoni, inquadrata dallo stesso Levi, contestualizzata da Todorov, che l’abbia attraversata sulla scia di Dostoevskij, Sade, Freud, Kafka.
Non saprei cosa dire, dovrei appunto mettermi a studiare, e non solo il romanzo di Grossman. Una volta Fausto D'Alessandro mi ha detto di avere stupito dei colleghi psichiatri ad un convegno internazionale sostenendo che Brusca dovesse essere curato. Loro, gli psichiatri, hanno moltiplicato le soglie, esteso le sfumature e cercato di classificarle nella ‘zona grigia’, ma continuando a ‘curare’, a distinguere il sadismo presunto di un Niegel o di un Brusca dal sadismo sublimato e impercettibile implicito nel guardare e rivelato in trasparenza perfino dalla parola: guardar in spagnolo significa custodire, tenere a bada, come in siciliano, e in italiano abbiamo la guardia, il guardiano, cioè il carceriere, colui che dispone dell’altro come di un oggetto (mi spiegava un etologo che certi animali in determinate circostanze non guardano negli occhi per riconoscersi innanzitutto ‘oggetto’ dell’altro). Al manicomio non si scambiavano sguardi.

La citazione che Pepi Burgio riferisce è certo impressionante: però in quella cessazione dell’odio non c’è amore ‘…anche l’amore si era molto offuscato’, non c’è più niente. Solo un ‘grande disastro’. Che  non spiega la forsennata determinazione con cui Wasserman  lo racconta a Niegel. In fondo, se  il suicidio del nazista ha come premessa lo sgretolarsi della sua disumanizzazione, l'infinita narrazione  di Wasserman ha come fine  il riconoscimento della sua umanità. 

Il tema, se è quello del rapporto fra carnefici e vittime, purtroppo è nelle cronache di oggi, in forme diverse certo, filtrato e mediato da un contesto di comunicazione che lo alimenta e lo nasconde, non permettendo alle immagini più atroci e oscene di raggiungere gli schermi.
Lo spirito che aleggiava nei lager tedeschi è lo stesso che soffoca oggi le vittime recluse nei campi libici, sono all’opera gli stessi meccanismi disumanizzanti. Allora milioni di bravi tedeschi, borghesi, operai, gente normale, seguì Hitler fin davanti ai lager. Oggi 9 milioni di italiani votano Salvini che vuole rispedire nei campi libici i pochi che riescono a scappare sui barconi.
Io posso credere al ‘pervertimento’ inimmaginabile di chi sta affogando a mare o è prigioniero in Libia. Potrebbe straziarmi ma non mi minaccerebbe. Quello che temo, che avverto come una minaccia, è il pervertimento di Niegel e di coloro che ieri e oggi lo sostengono.
E più dei votanti che dei votati, perchè senza quei milioni di bravi tedeschi e italiani di un secolo fa che li votarono non ci sarebbero stati né Mussolini né Hitler. E oggi non ci sentiremmo minacciati da uno come Salvini.
Rimane per me senza risposta la domanda su dove cominci e su quanto sia estesa la zona grigia.

*Pepi Burgio, in un suo articolo pubblicato su questo sito,  riproponeva la 'vexata quaestio' sull'origine la natura e la narrabilità del male.
 

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