CRONACA DI UN RESPINGIMENTO NON PREVISTO di Tano Siracusa

La notizia doveva essere la manifestazione indetta dai padri comboniani contro i respingimenti degli immigrati. E contro Gheddafi, che arriva in Italia con tutti gli onori e nelle cui carceri disumane vanno a finire molti di coloro che vengono respinti. 'Io non respingo' lo slogan della manifestazione, promossa dal 10 al 20 giugno in tutte le città d'Italia, e che ad Agrigento si sarebbe svolta nel suo luogo più ombelicale, Porta di Ponte. Con i tempi che corrono, una notizia. Invece la notizia è un prologo imprevedibile dell'evento. Alle 18,30 circa, mentre gli organizzatori lavoravano alla sistemazione della pedana dove si sarebbero alternati momenti musicali, testimonianze, immagini, è cominciata una caccia all'uomo che è durata alcuni minuti. La caccia è stata all'uomo nero, alle decine di uomini di colore che a quell'ora vendono la loro merce sul marciapiedi. Ad inseguirli fra i tavoli dei caffè, fra lo stupore,  il panico e poi l'indignazione  di molti agrigentini presenti alla scena, erano altri uomini, bianchi e in borghese. Alcuni con la divisa dei carabinieri. A dare voce alla piccola folla inizialmente ammutolita è stato padre Gaspare Di Vincenzo, comboniano, che ha denunciato con forza come avesse avuto rassicurazioni da parte del Questore che la serata si sarebbe svolta in un clima sereno, senza disordini e tensioni. La reazione durissima di padre Gaspare e di altri che hanno solidarizzato con gli immigrati ha soltanto ritardato l'inevitabile conclusione del prologo: un uomo di colore, che non era riuscito a scappare, è stato condotto nella vicina caserma dei carabinieri, dove sono stati trattenuti per alcuni minuti anche padre Gaspare e un fotografo che aveva ripreso la scena della cattura dell'immigrato. Del fotografo sono state prese le generalità. Più tardi, dalla pedana, davanti ad una piccola folla che si è trattenuta fino a tarda sera, don Gaspare Di Vincenzo ha spronato la Chiesa a stare dalla parte degli ultimi, dei perseguitati, dei profughi, dei poveri, dei clandestini, di tutti coloro che fuggono dall'impossibilità di vivere nei loro paesi, e che i cristiani dovrebbero accogliere come fratelli. Il missionario comboniano ha dato appuntamento per giorno 20, giornata mondiale del Rifugiato, proponendo di raccogliere per quella data la provocazione lanciata dai suoi confratelli di Caserta: distribuire dei permessi di soggiorno in nome di Dio. E anche questa, in fondo, è una notizia.

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