CHIAMIAMOLE CASE... di Emanuele Pace*

Una casa, chiamiamola così per esemplificazione, anche se non ne presentava i requisiti moderni e civili per considerarsi tale, abitata da povera gente, senza lavoro, che non poteva permettersi il lusso, per la precarietà economica del loro status, di una abitazione più sicura e confortevole, è crollata, seppellendo due piccole vite umane innocenti.
Collasso strutturale, questa la causa della tragedia secondo quanto emerso dalle laconiche ed asettiche dichiarazioni delle Autorità competenti.
Tragedia popolare di povera gente, destinata a subire le angherie e i ricatti dei potenti, piccoli e grandi, ancorché degli sciacalli di paese, annidati nelle maglie oscure della burocrazia, per tutta la vita, fino alla morte.
Oggi è toccato a loro, a queste due piccole e innocenti creature.
Domani chissà a chi.
Oggi è successo a Favara.
Ieri a Giampilieri.
Domani chissà dove.
Forse anche da noi, nel nostro Centro storico di Agrigento, così pericolosamente degradato e abbandonato.
Non per essere profeti di sventura.
Neanche il vescovo di Agrigento ha voluto apparire tale ma testimone di giustizia quando ha affermato che voleva essere esonerato dal celebrare funerali di tragedie annunciate.
E questa di Favara è una tragedia annunciata.
Oggi, però, è il tempo della coerenza e della denuncia, chiara e forte.
Ormai, è una guerra e chi soccombe, purtroppo, in tale circostanza è sempre la povera gente che sta sempre in prima linea.
Si sono scientemente ritardati i tempi legislativi per l’approvazione degli strumenti di regolazione urbanistica che potevano evitare il dissesto idro-geologico dei territori e le conseguenti tragedie. Si è consentito, altresì, di trasferire somme ingenti dai capitoli della spesa sociale verso la spesa improduttiva, per soddisfare i famelici appetiti di quel ceto parassitario di sottogoverno, base di massa delle oligarchie politico-affaristiche regionali, anelli consapevoli di una catena di misfatti e di atti corruttivi, protesi a ritagliarsi, con ogni mezzo, una fetta di rappresentanza all'interno di quel putrido mosaico che è il potere della politica senza valori.
Così interi centri storici, come quelli di Agrigento e di Favara sono stati lasciati nel degrado e nell’abbandono più assoluto, sull'orlo del collasso strutturale, bombe ad orologeria per l'incolumità pubblica, senza che la politica ponesse all'ordine del giorno il loro riordino urbanistico e la loro messa in sicurezza.
Mentre una miriade di inutili manifestazioni pseudo culturali prive di utilità sociali ricevevano lauti finanziamenti, consentendo così ingenti sperperi di pubblico denaro.
Com'è stato possibile che un centinaio di alloggi popolari non sono stati assegnati, nei tempi e nei modi previsti dalla legge ai nuclei familiari aventi diritto ma sono stati tenuti in uno stato di ingiustificabile abbandono, in preda ai vandali?
Quali loschi traffici nasconde questa operazione priva di trasparenza della pubblica amministrazione?
Quale commistione fra politica e affarismo nasconde?
E' tempo di recidere tali legami, sciogliere i nodi di una illegalità diffusa e costosa.
Si cominci da Favara, si prosegua per Agrigento e si vada oltre, scandagliando tutte quelle le realtà sociali che richiedono un forte e deciso intervento dell'Autorità Statuale presente sul territorio.
L'alternativa non può essere la giungla in cui prevale la legge del più forte, come sta avvenendo a poco a poco nel nostro Paese, ma la sovranità della Legge che si esercita in uno Stato di Diritto.

Agrigento 26/01/2010

* Componente Direttivo Provinciale CGIL-Agrigento

categorie: