ASPETTANDO UNA NUOVA SPEDIZIONE GARIBALDINA di Giovanni Taglialavoro

La mia generazione si è formata con l'idea che il risorgimento fosse stato una rivoluzione mancata o tradita e comunque un'epopea senza eroi. I riferimenti erano, appunto, il 'Risorgimento senza eroi' di Piero Gobetti, Antonio Gramsci, 'la rivoluzione agraria mancata', ma anche Giovanni Verga della novella 'Libertà', Federico De Roberto dei 'Vicerè' o Pirandello de 'I Vecchi e i Giovani'.

E' paradossale che oggi quella stessa generazione dimentichi quell'idea e faccia della difesa del risorgimento la linea del Piave antileghista.
I limiti dell'unificazione nazionale volgarmente denunciati dai giornali leghisti sono esattamente quelli che gridavamo noi: piemontesizzazione dell'Italia, centralismo soffocante, corruzione sistematica.
Carlo Cattaneo o Ferrraris, federalisti, erano l'alternativa che è stata sconfitta, così come la riforma agraria nel sud che avrebbe allargato le basi sociali del nuovo stato.
Le conseguenze sono state lo sviluppo ineguale del paese e la nascita della ricca 'padania'.
Si è molto discusso sul divario nord sud al momento dell'unificazione: i dati sono interpretabili in molti modi, anche opposti, ma tutti convergono sul fatto che tale divario sia enormemente cresciuto dopo e in virtù dell'unificazione.
Il leghismo, figlio legittimo di quel tipo di unificazione nazionale, è la fase suprema dell'egoismo rapace quello che nega anche la possibilità di distribuire 'quod superest pauperibus'.
In questo scenario il patto nazionale non va acriticamente invocato, ma ridiscusso. Ci piacerebbe una nuova leva di garibaldini bergamaschi che consapevoli della loro superiorità civile ed economica invece di ritagliarsi ridotti incontaminati si ponesse il compito di rendere simile a sé il resto d'Italia dando vita a nuove spedizioni.
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