GOVERNO COSTITUENTE, SOLO RINVIATO di Giovanni di Girgenti

La spallata parlamentare non c’è stata. B. è ancora al governo.
Era un esito possibile.
Era un esito prevedibile allorquando non si è imboccata la strada maestra che le ragioni della rottura avrebbero dovuto sin dall’inizio ispirare  a Futuro e Libertà.  Si è deciso di rinunciare alla richiesta di un governo di larga coalizione nazionale, si è puntato alle sole dimissioni di B. prospettando anche la possibilità di un reincarico all’interno del perimetro del centro destra e radicalizzando le critiche dirette al premier solamente in relazione alla sua indisponibilità alle dimissioni.
Troppo poco per suscitare dubbi nel fronte Pdl e Lega ed entusiasmo nel fronte dell’opposizione, troppo per tenere incollati a Fini i parlamentari impauriti dalla fine anticipata della legislatura e dalla deriva verso sinistra.  
Non si può rompere con B. semplicemente perché si punta ad un bis allargato.
Non si può puntare semplicemente ad un governo di responsabilità senza denunciare i mali di cui soffre il nostro sistema politico, economico e finanziario.
Siamo stremati da 16 anni di guerra civile strisciante. Siamo annichiliti da continue contrapposizioni fatte in nome dei privilegi di una persona. L’Italia ha bisogno di coesione sociale e politica per mettere mano alle riforme necessarie del suo sistema istituzionale.
La critica radicale che va mossa al governicchio di B. è che esso ha impedito la formazione di un largo governo di salvezza nazionale per sperare di salvare una persona. Le forze di opposizione che hanno alla camera metà dei parlamentari non possono limitarsi a guerreggiare contro il governicchio, ma debbono  invocare una svolta costituente, una nuova unità nazionale con istituzioni e regole aggiornate e per esse invocare  subito un ampio governo di salvezza e andare al voto per chiederne un mandato.
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