LO CHIAMAVANO PEPPE GESU' di Alfonso Leto

[img:1 align=float_left title=bottom] ''Giuseppe Guddemi, 53 anni, disoccupato'' è stato ''ucciso, a Ribera, accoltellato dal fratello'', si legge, stavolta nella cronaca nera. Nemmeno adesso da morto, sulla carta e sul web, hanno voluto dargli la qualifica che ha cercato e meritato a pieno titolo per tutta la vita: quella di artista autentico. Come Stracci crocifisso, ne ''La ricotta" di Pasolini'', ''doveva morire perchè ci si accorgesse che è esistito''. Tutti lo conoscevano come ''Peppe Gesù'', per via delle sue performance continue in cui ''impersonava'' l’icona apocrifa di un Cristo ambulante nella sua Mercedes dorata di spry-nitro trasformata in una giostra-santuario luccicante, abitata da un tripudio di gadgets devozionali e bandiere Italia-USA, e lui, dorato di tutto punto come un Elvis contraffatto e sopraffatto dalla grazia di un Dio ''non omologato'', con la sua barba e i capelli da profeta biblico, portava in giro la sua gioia di profeta dell’arte, come esperienza totalizzante che partiva dal suo corpo, passava per la sua automobile e approdava nel suo habitat ideale, tra la Palestina e Las Vegas (nella realtà: tra Cattolica Eraclea e Ribera) con i suoi straordinari e monumentali ''accumuli'' [img:2 align=float_right title=bottom] che avrebbero fatto la gioia di Switters, di Dubuffett, del museo dell'Art Brut di Losanna e dell'East Village; invece quì bollati sbrigativamente, come ''un immondezzaio abusivo'' e, nel 2005, sequestrati, con la confisca del suo terreno, costandogli seri guai giudiziari. Allora tentai con ogni mezzo di sensibilizzare la stampa sperando in un sussulto di sensibilità e per stimolare una possibile ''lettura diversa'' che non fosse quella ''giudiziaria'', e che rendesse un po di giustizia (quantomeno estetica) ad un artista che ancora, ai nostri giorni, era capace di dare al gesto artistico, non omologato, il brivido di una gioia autentica ed effrattiva nei confronti delle consuetudini e della banalità diffusa e finanziata, ma non trovai nessuno disposto a riflettere sulla mia segnalazione. Fa eccezione, in senso più ampio, l'appassionata ricerca sull'arte e gli artisti ''brut'' condotta ancora oggi da Eva Di Stefano e dall’Osservatorio Outsider Art dell'Università di Palermo, tesa a dare alle forme di arte spontanea, clandestina e irregolare la dignità espressiva che molto spesso eguaglia e supera alla grande, per genuinità e forza, quella di tanti artisti di cui si occupano, di solito, le cronache d'arte; e non, come talvolta dovrebbe essere, le cronache ''giudiziarie''.
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