CONSOLO SE NE VA. UN RICORDO di Francesco Taglialavoro

''Mi siddia. Ora no''.
Quando, anni addietro --alla meta' degli anni '90 -- ero stato incaricato di seguire, per il Videogiornale di Teleacras, un incontro con Vincenzo Consolo al Circolo Empedocleo di Agrigento, fu proprio cosi' che mi disse lo scrittore di 'Nottetempo casa per casa'. Alla richiesta del giornalista inesperto che lo voleva intervistare, come si usa, prima dell'inizio dei lavori, Consolo rispose che era siddiato. Ed era siddiato, non tanto perché non voleva rilasciare l'intervista, ma perché dopo un suo primo cenno di accordo a farla, ci eravamo piazzati, operatore di ripresa con treppiede, lui ed io, nel corridoio al centro del salone, con tutti i suoi lettori già seduti che ci osservavano, obtorto collo (anche in senso letterale), i quali, pur di ascoltare la sua conferenza, avrebbero atteso la registrazione dell'intervista.
Sarà stato per rispetto dei presenti, che quell'intervista televisiva, fu interrotta, anzi neanche iniziò. Mi disse, proprio così, ''no, mi siddia, ora no: facciamola alla fine''.
Feci come chiese; ascoltai, con piacere, la conferenza incentrata sulle differenze tra letteratura siciliana orientale e occidentale, prendendo nota dei tanti spunti: fu un incontro molto interessante. Ne ho un ricordo vivissimo. Mi colpì anche come un personaggio noto di Agrigento, Andrea Carisi, consigliere comunale, ex professore di Arte, pittore, mi confessò che era un appassionato lettore di Consolo; prima che lo scrittore arrivasse, all'esterno del Circolo, mi disse che aveva tutti i suoi libri, e che avrebbe voluto chiedere a Consolo di scrivere una dedica su un libro che teneva sottobraccio. Alla fine della conferenza, mi colpì maggiormente la separazione perentoria che Consolo fece tra scrittura barocca degli scrittori nativi della Sicilia orientale, tra cui Giovanni Verga, Elio Vittorini, Gesualdo Bufalino, oltre a se stesso, e quella asciutta di quelli della parte di Agrigento, i Siciliani occidentali, tra cui Luigi Pirandello e Leonardo Sciascia. Era possibile che questa differenza (sia di stile, sia di temi) avesse a che fare con la geografia? Mi chiedevo, e intanto, il momento dell'intervista era giunto. Dopo aver ascoltato la conferenza ovviamente, le domande furono persino troppe, ma lo scrittore rispose ad ognuna in modo calmo e sorridente.
In seguito comprai 'Le pietre di Pantalica' di Vincenzo Consolo, che lessi di getto. Divenni un suo lettore anche se si trattava di interventi sui giornali. Tre anni fa, lessi sul Corriere della Sera quella sua frase (''la Sicilia? Un paradiso abitato da diavoli'') nell'intervista in cui Consolo veniva interpellato in qualità di insegnante e di meridionale che viveva al nord, a proposito di una polemica provocata dalla Lega Nord sugli insegnanti meridionali. Consolo lì, spiegava anche perché avesse deciso di non vivere in Sicilia, ma a Milano (''la patria immaginaria, il mito del progresso''), dove ieri è scomparso per sempre. Lessi e capii che quell'uomo, che avevo intervistato anni addietro, era non solo un fine intellettuale e lucido esponente e conoscitore della letteratura italiana, ma anche un uomo coraggioso, capace di pensieri scomodi, indisponibile a girarsi dall'altra parte per non urtare chi comanda. Ci mancherà anche per questo.

LINK: Consolo: ''Scuola del Sud? Un'idiozia'' Lo scrittore siciliano replica alla Gelmini

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