CINEMA MEZZANO. TENIAMO VIVA LA PICCOLA UTOPIA DI UN LUOGO DI QUALITA' di Tano Siracusa

Non è sempre vero che la trama della realtà sia così fitta da non lasciare filtrare qualche scampolo di sogno, di utopia, di libertà nel relazionarsi alle necessità del mercato. Ci sono qua e là delle smagliature, piccoli strappi che introducono in spazi felicemente spaesanti.

Uno di questi luoghi è da qualche tempo il cinema Mezzano, a Porto Empedocle, che da una trentina d’anni ha riunificato nell’offerta cinematografica la città dei templi e dei tolli al territorio della sua vecchia marina, distinguendosi per una spiccata attenzione al cinema di qualità. Ci sono stati anni in cui nel capoluogo c’erano soltanto due sale, e una era gestita dai proprietari del cinema Mezzano.

Adesso il panorama è cambiato. L’offerta di sale cinematografiche ad Agrigento è ormai elevata e di buona qualità anche rispetto allo standard nazionale: quattro sale moderne, comode, funzionali, e una programmazione attenta anzitutto alla convenienza commerciale delle proposte, che lascia tuttavia filtrare anche molti film di autore, anche di autori difficili come Malik o scomodi come Crialese.

Oggi l’esistenza di queste sale è uno dei pochi aspetti positivi nel panorama desolante dell’offerta culturale in città.

Probabilmente in questo elevato consumo di cinema ad Agrigento si può riconoscere il frutto di una disseminazione di iniziative promosse, a partire dagli anni ’80, da alcuni appassionati. Privati cittadini che hanno dato vita al circolo Belushi, che hanno organizzato un evento annuale importante come ‘L’ Efebo d’Oro’ , o che, come Beniamino Biondi, hanno animato il dibattito critico sul cinema di ricerca.

Ma questa è appunto, a grandi linee, la realtà attuale, la sua trama.

La smagliatura si trova a Porto Empedocle, nelle due vecchie sale del cinema Mezzano, che pure hanno ospitato in anni ormai lontani non poche di quelle iniziative, che era anzi al centro di quel circuito di pionierismo cinefilo.

Per rendersene conto, per gustare una piccola vertigine di spaesamento, basta guardare la programmazione.

Per almeno due mesi nella sala Chaplin è stato proiettato ‘The Artist’, il gioiello di Michel Hazanavicius, un film muto, in bianco e nero, delizioso omaggio al cinema e alla sua magia, di recente premiato con diversi Oscar.

E poi ‘The Iron Lady’ di Phyllida Lloyd, ‘Miracolo a Le Havre’ di Aki Kaurismaki, fino al ‘Faust’ di Sokurov attualmente in programmazione, vincitore dell’ultimo festival di Venezia, visionario viaggio sulle orme di Goethe lungo gli abissi esistenziali e metafisici dell’uomo che si affaccia alla modernità. Uno straordinario capolavoro che è circolato pochissimo nelle sale italiane.

Ma non è solo la raffinata programmazione da cinema d’essai d’altri tempi a rendere così felicemente incongrue le sale del cinema Mezzano. E’ tutta un’atmosfera, il disadorno calore da club di amatori, l’implicita intesa da congiurati contro il dispotismo dei grandi numeri, delle pacchianate italiche o delle levigate e mirabolanti banalità holliwoodiane. E’ un’idea del cinema e dell’andare a cinema.

Il rischio, naturalmente, è che il coraggio di tanta ‘irregolarità’, di una programmazione così controtendenza, non venga premiato dal pubblico. Da quel pubblico che ha frequentato i cineforum organizzati dal circolo Belushi o da Beniamino Biondi, il pubblico che affolla le sale durante le proiezioni dell’ ‘Efebo d’Oro’.

Tocca a questo pubblico che ama il buon cinema e che intende resistere alle sirene casalinghe del dvd, tenere viva la piccola utopia di una sala di provincia che, per la qualità della sua programmazione, per lo stile della sua offerta, ha pochi riscontri in città come Roma o Milano.

 

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