QUANDO CIO' CHE E' STORICO VIENE VISTO COME VECCHIO di Alfonso M. Iacono

Che cos'è la naturalizzazione? E' quel processo che ci fa accettare il mondo così com'è, mostrandolo nell'immutevolezza della sua ovvietà. E' un dare per scontata la nostra situazione nel mondo. La questione del centro storico di Agrigento ha a che fare con la naturalizzazione. Sembra infatti ovvio e scontato che in esso tutto ciò che ha valore storico, estetico, antico appare invece come vecchio, cadente, moribondo. Ed in effetti così si presenta, appunto vecchio, cadente, moribondo, degno di essere lasciato a se stesso e in abbandono oppure suscettibile di essere rinnovato con qualcosa di nuovo. E il nuovo si sa, seppellisce il vecchio e poi gli volta le spalle. Fu così che negli anni '60 e '70 si fecero le peggiori speculazioni edilizie in tutto il paese e continuarono negli anni successivi, visti i disastri ambientali che via via si sono verificati in tutte le regioni italiane. Del resto, cosa fu il nuovo negli anni '60 gli agrigentini lo poterono percepire e subire il 19 luglio 1966, quando la città affondò. E tuttavia, nonostante la selvaggia cementificazione di quegli anni, piano piano le città italiane e anche alcune fra quelle siciliane cominciarono a prendere consapevolezza del fatto che i centri storici erano una straordinaria risorsa, legata però a una diversa concezione della vita sociale. Si cominciò a distinguere tra ciò che era storico e ciò che era vecchio e ci si accorse che le comodità delle periferie non erano poi così comode e neanche belle. Ci si cominciava a rendere conto del fatto che la convivenza tra il passato dei palazzi, delle strade, dei portali restaurati e restituiti al pubblico e il presente delle passeggiate, degli incontri, della musica, delle discussioni e dei corteggiamenti per le strade, i vicoli, le piazze era una cosa buona, anzi assai migliore delle desolanti periferie fatte di solitudine e di desolazione, anche quando dorate. Nel nostro paese se ne sono accorti tutti, o quasi. E anche in Sicilia se ne sono accorti a Catania, Siracusa, Marsala e sicuramente in altre città che non ho rivisto di recente. Ad Agrigento sembra di no. Ciò che è storico è visto come vecchio. La naturalizzazione la fa da padrona. Per vincerla, sarebbe necessario uscire da quella caverna dove Platone aveva collocato gli uomini prigionieri dei loro stessi inganni e guardare fuori, girando per le altre città e i loro centri storici per comprendere che ciò che è storico non è affatto lontano, ma si ripopola con le università, i centri di cultura, e soprattutto con i piccoli negozi, i bar, i ristoranti, l'artigianato. Il fatto è che purtroppo i voli low cost, pur avendo accorciato le distanze e aumentato a il numero di coloro che viaggiano e girano per le città del mondo, non hanno la virtù di fare uscire dalla caverna, perché non ci sono ciechi peggiori di quelli che si ostinano a non volere vedere. Si viaggia, si gira, si guarda e non si vede. Sarebbe bene invece farlo presto, prima che si troppo tardi.
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