NOI E LORO di Tano Siracusa

 
Le riprese sono state girate in questi giorni in Sicilia, prevalentemente in un chiosco a mare e in un centro di accoglienza per richiedenti asilo. ‘Loro’ vengono dal Pakistan, dalla Nigeria, dalla Somalia, dalla Tunisia. Li conosciamo poco, anche se ormai l’inferno mediorientale e africano accende i suoi fuochi e porta il suo carico di pena nelle nostre città.
L’importante è distinguere, conoscere le differenze, le storie del pakistano sciita in fuga dal suo paese per l’ostilità dei sunniti, della giornalista algerina musulmana che ha avuto parenti uccisi dai terroristi in nome dello stesso Dio in cui lei crede, del congolese che è stato arrestato due volte, nel suo paese e poi in Libia per fuggire ai massacri. Molti di loro sono musulmani, la maggior parte, profughi in fuga dalle guerre innescate a volte dall’Occidente, dai suoi errori passati e recenti, a volte dalle loro divisioni religiose per noi incomprensibili, dagli enormi interessi economici, dal cinismo degli Stati.
 
A pochi chilometri di distanza in Sicilia come ovunque in Europa coesistono condizioni sociali, contesti esistenziali, mondi culturali, lontanissimi: l’alternativa all’incontro, alla solidarietà da parte nostra, al rispetto delle diversità culturali e religiose è, come sostiene Cacciari, la guerra civile, lo scontro di civiltà. Che non pochi in Italia e in Europa dichiarano in corso ed eccitano con spirito di crociata.
 
La barbarie del massacro a Parigi o di quello in Nigeria non deve farci apparire ‘loro’, gli attuali dannati della terra, come il nostro nemico. Se così accadesse avremmo perso tutti.
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