DOPO 100 ANNI UN ALTRO AGRIGENTINO IN VIA ARENULA

[img:1 align=float_left title=bottom]'Fiducia, fedeltà e capacità': per queste tre fondamentali ragioni l'on. Angelino Alfano è stato nominato ministro della Giustizia. Fiducia in lui riposta da Silvio Berlusconi. Capacità politiche riconosciute universalmente per quello che è riuscito a fare soprattutto in quel ginepraio che è la politica siciliana e agrigentina, ma capacità anche tecniche, ritenendo che una laurea in giurisprudenza rappresenti un qualche vantaggio rispetto a predecessori ingegneri. Sulla fedeltà si potrebbe alimentare qualche equivoco dal momento che chi ha usato questo termine (Augusto Minzolini sulla Stampa) ha voluto alludere al rapporto tra Alfano e il nuovo capo del governo e invece noi vogliamo pensare che la fedeltà, come pregio distintivo di Angelino, sia a favore delle istituzioni repubblicane.

 

[img:2 align=float_left title=bottom]Nella storia della città di Agrigento, dall'unificazione nazionale ad oggi, c'è un solo precedente di un agrigentino ministro: Nicolò Gallo, che entrò nel gabinetto di Rudinì come ministro della Pubblica Istruzione (dal dicembre 1897 al giugno 1898), lasciando la presidenza della Giunta delle elezioni che aveva ricoperto alla Camera, poi riprese la guida del dicastero dal giugno 1900 al febbraio 1901 nel gabinetto Saracco. Eletto presidente della Camera il 16 giugno 1900, lascia l'incarico, per tornare all'Istruzione, il 28 dello stesso mese. Dal maggio 1906 al marzo 1907 fu ministro di Grazia e Giustizia nel gabinetto Giolitti.
A 100 anni di distanza un altro agrigentino, Angelino Alfano, occupa la guida del Ministero di via Arenula che, nel frattempo, ha perso la dicitura 'Grazia' per mantenere solo quella di 'Giustizia'. Un ministero di grandissimo peso che dovrà guidare processi di riforma fondamentali per il nostro paese.
Un'altra curiosità storica è che le radici familiari di Angelino affondano in un paesino della provincia, Sant'Angelo Muxaro, che ha dato i natali ad un altro grande della politica regionale e nazionale Giovanni Guarino Amella, uno dei padri dello statuto siciliano.
Per una volta iscriviamo alla città di Agrigento, e non ai paesi della sua provincia, il merito di aver formato il ministro. Dalla provincia sono venuti Crispi, i La Loggia, Mannino, Sinesio, Reina, Lauricella, Giglia, Capodicasa, ma questa volta è proprio il capoluogo ad esprimere un suo ministro. Non sappiamo dire in cosa ciò potrà qualificare la sua futura funzione governativa, ma intanto avvertiamo una piacevole gratificazione nel nostro sano campalinismo.
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