"PENSI A GERUSALEMME" COSI' CONVINSI L'UNESCO A FAVORE DELLA VALLE DEI TEMPLI di Stefano Vivacqua

Preg.mo Dott. Parello, sfortunatamente impreviste urgenze di natura personale mi costringono in questo momento fuori dalla Sicilia. Mi duole e mi rincresce non poter partecipare ai lavori del convegno, ai quali avevo assicurato la mia presenza, e non solo per l'importanza del tema della valorizzazione dell'inestimabile sito archeologico akragantino. In realtà, la ricorrenza che il convegno si accinge a celebrare, il ventennale della c. d. "Dichiarazione UNESCO", mi coinvolge personalmente e richiama alla mia memoria quella notte di ventuno anni fa nella quale, davanti al tempio illuminato, decisi che bisognava fare qualcosa.  Uno dei luoghi più suggestivi del mondo, l'area archeologica più estesa e meglio conservata del mediterraneo, questo incredibile concentrato di bellezza naturale e storica, anziché essere il vanto e il tesoro della città, era diventato il campo di una battaglia senza esclusioni di colpi, un luogo e un argomento oggi si direbbe "divisivi", tema di scontro tra le diverse sensibilità e interessenze di una municipalità che non vedeva oltre l'orizzonte dei propri confini, come se quella cosa, la Valle dei Templi, non fosse che un affare locale, un problema nostrano, e non invece un patrimonio di tutta l'umanità.

Ecco da dove partì la scintilla che, da lì a due settimane, mi portò a Parigi, all'Unesco, dove entrai la mattina del 15 marzo del 1996. Possibile che a nessuno, prima, fosse venuto in mente di fare questo passo? Ebbene sì, e lo scoprii parlando con il direttore del dipartimento, che mi ricevette con un certo stupore e non poco disagio. Nessuna istituzione italiana aveva, fino ad allora, mai inoltrato richiesta di inserimento della Valle nella lista dei beni del patrimonio culturale dell'umanità! Inoltre, spiegò il funzionario: "Con tutto quello che succede laggiù, vuole che andiamo a mettere le mani in quel nido di vespe?" Tralascio i particolari di quell'incontro, durante il quale dovetti alzare la voce più volte al riottoso e pilatesco interlocutore, il quale continuava a ripetermi che Agrigento era un "un posto difficile" e che non gli pareva il caso di immischiarsi. Obiettai che anche Gerusalemme era un luogo molto difficile e pericoloso, ma pur sempre un patrimonio da difendere con tutti i mezzi, perché proprio in luoghi del genere la sua organizzazione è chiamata ad intervenire, per affermarne il valore universale e assicurarne, in nome dell'umanità, se non la tutela diretta, l'alto patrocinio e la vigilanza. Dunque, che facesse il suo lavoro e desse una mano a salvare uno dei lasciti più preziosi della civiltà greca ed ellenistico-romana. Con questo ragionamento vinsi le sue riserve e lo convinsi ad avviare la pratica e a disporre per una prima ispezione dei luoghi. Il seguito di quella visita è diventato storia: un anno e nove mesi dopo, a conclusione di un processo che vide tutte le istituzioni competenti impegnate nel contribuire al successo dell'iniziativa, finalmente la Valle venne dichiarata "patrimonio dell'umanità" . Da quel momento, un po' alla volta, nell'immaginario collettivo smise di essere un problema e diventò una risorsa, che i vent'anni trascorsi hanno saputo valorizzare al di là delle più rosee aspettative. E di questo va dato atto sia alla Regione Siciliana che in particolare al Parco Archeologico della Valle, e ai suoi illuminati dirigenti. Un ringraziamento a loro e un augurio di buon lavoro a tutti i partecipanti al convegno.

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