BUON NATALE AI VIVENTI DELLA TERRA di Pepi Burgio

Capita talvolta di leggere qualcosa che sembra scritto apposta per alimentare suggestioni particolari. Oggi, un paio di magnifiche pagine di un romanzo della Ortese, Alonso e i visionari, mi hanno spinto a spendere qualche parola sul riproporsi di iniziative di alcune popolazioni della provincia, ostili ad accogliere i migranti.

A noi, che nascondiamo o cancelliamo senza vergogna la grazia dell’uomo, Anna Maria Ortese ricorda che essa non risiede nella forza ma nell’amicizia modesta, benevola, operante, continua verso tutti i viventi della Terra, giungessero anche dalla Parte Esterna dell’Universo. E apparissero maledetti della Vita.

Giorni fa Siculiana ha dichiarato, con una manifestazione molto partecipata, l’indisponibilità ad ospitare altri migranti oltre quelli già presenti da tempo in paese. Le motivazioni sono quelle solite, per giunta sostenute dal pronunciamento solenne di un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza e, a quanto riferiscono le cronache, affollato e vivace.

Non so davvero come definire esaustivamente il diffondersi a macchia d’olio di tali condotte, specie quando esse non poggiano su qualche straccio di episodio che potrebbe configurare una turbativa dell’ordine pubblico. Ho però la sensazione che alcune delle categorie adoperate finora definiscano solo parzialmente ed in maniera imprecisa il fenomeno, che è però di sicuro montante e di massa. Il corteo per le strade di Siculiana era davvero imponente, soprattutto se rapportato al numero esiguo degli abitanti (4.600), niente di paragonabile a quello miserino e spelacchiato di quest’estate nella vicina Porto Empedocle, indolente e disincantata come non mai. Meglio così? Triste doverlo ammettere.

Due cose tuttavia vorrei sottolineare. La prima riguarda il carattere profondamente irrazionale che ispira il risentimento e l’ostilità verso i migranti, in un tempo in cui molte realtà del mezzogiorno appaiono svuotate, spettrali, manchevoli di quella vitalità che solo nuove presenze giovani potrebbero assicurarle; la seconda, non meno inquietante, per disapprovare la presenza, alla testa del corteo, di numerosi ed ignari bambini, suppongo della locale scuola media, adeguatamente intruppati e catechizzati, che reggendo lo striscione ed i cartelli, ci tenevano a far sapere, secondo un collaudato copione, di non essere razzisti: potenza della coscienza democratica degli insegnanti. Ho scritto queste quattro trasandate ed inutili note, punto dal fascino delle parole di Anna Maria Ortese, parole che insieme deprimono ed esaltano. Ve le propongo. E’ il mio augurio di buon natale rivolto soprattutto a quanti, assai avventati in verità, dovrebbero astenersi dal far reggere ai bambini cartelli di qualsivoglia contenuto.

Pietà dunque della nostra Terra-la comune Madre che abbiamo ridotto a un immenso ghetto (o prigione, che è il simile) dei Deboli e dei Passati. Riportiamo luce ai Deboli e ai Passati. Riapriamo i loro ghetti, ma prima inondiamoli di luce. Diamo consolazione a tutti. Noi crediamo nella giustizia, ma, prima della giustizia per l’uomo, venga la giustizia per [...] l’avvento della innocenza e la mansuetudine, la bontà e la pace, l’avvicinamento della patria lontana.

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