'LIBERI E UGUALI'. MA DOVE E' FINITA LA BATTAGLIA DELLE IDEE? di Alfonso M. Iacono

Finalmente la parola eguaglianza entra in scena dopo molti, molti anni. La sinistra unita che oggi fa capo a Pietro Grasso come leader e punto di riferimento, si chiama liberi e eguali. Quasi tutta la sinistra internazionale, a eccezione oggi dei laburisti di Corbyn in Gran Bretagna e dei democratici di Sanders in USA e di non molti altri nel mondo, aveva abdicato a un punto fermo della sua identità, l’eguaglianza. Non sto parlando dell’eguaglianza delle opportunità o dell’eguaglianza formale di fronte alla legge. In questi tipi di eguaglianza si riconoscono tutti, a cominciare dai neoliberisti. Il problema sorge quando l’eguaglianza delle opportunità o quella della legge che dovrebbe essere eguale per tutti non si realizza perché esse sono frenate o vanificate da altre diseguaglianze, quella economica, per esempio, o quella di genere oppure quella ambientale.

L’enormità delle diseguaglianze economiche, che sono cresciute a dismisura negli ultimi anni, l’evidenza che la ricchezza è concentrata in poche mani, il fatto che lo stato è diventato sempre più un mezzo per i fini privati e non un garante di ciò che è comune e pubblico, l’assoluto dominio dell’interesse privato sull’interesse pubblico, tutto questo e altro ancora si è affermato e si è mantenuto nel bel mezzo di lotte per i diritti, che spesso hanno avuto per fortuna successo, ma che ancora più spesso sono rimaste senza risultato. Negli anni le lotte dei neri e quelle delle donne hanno messo in chiaro una cosa fondamentale: l’eguaglianza implica la realizzazione della diversità e quest’ultima necessita di condizioni di eguaglianza. Un nero non deve diventare bianco per essere eguale e una donna non deve diventare uomo per essere eguale. Al contrario, i dannati della terra e l’altra metà del cielo devono mantenere la loro terra e il loro cielo.

Tutto questo è elementare, ma forse va elementarmente ribadito oggi in un momento in cui si continua a parlare soltanto di leader che restano, lasciano, si confermano, si arrendono, vanno a casa e non si parla per niente di principi, di contenuti, di programmi, di obiettivi, di teoria. Il quadro è quello che è: Renzi che è solo contro tutti, impegnato forse a soddisfare il suo narcisismo politico, che lo sta portando vicino all’autorottamazione, Berlusconi che in Sicilia, ammettiamolo, si è rivelato il più abile di tutti, i 5Stelle che avanzano nonostante il confuso Di Maio, con onestà e incompetenza, i fascisti che ritornano con fare nazista da terzo millennio. Il mantra di Berlusconi e forse di Renzi e del PD sarà quello che ha già esternato Eugenio Scalfari: il nemico da battere sono i 5Stelle, di fronte ai quali è meglio Berlusconi. E’ proprio vero che al peggio non c’è fine.

La domanda che va rivolta ai Liberi e eguali è: cosa si intende fare concretamente per l’eguaglianza? Come si intende applicare questo principio in campi decisivi e critici come il lavoro e l’istruzione? Cosa significa difendere la dignità degli uomini? Sì, la dignità, quella che in un sistema sociale come il nostro viene calpestata tutte le volte che i figli di un dio minore, donne, bambini, portatori di handicap, omosessuali, transessuali, stranieri, immigrati si trovano ad essere esclusi, umiliati, disprezzati. Come mai simili sensibilità oggi sono gridate quasi soltanto da Papa Francesco? Si dirà che non è vero, che Liberi e eguali le gridano. Bene. Alzino ancora di più la voce, perché non si sente abbastanza. La si smetta con l’altro mantra contro i populismi e ci si chieda a quale domanda insoddisfatta essi cercano di dare risposte. Occorre combattere l’indifferenza alla politica. Ma dove è andata a finire la battaglia delle idee? Nei festival? Nei dibattiti televisivi? Nelle dichiarazioni e nelle interviste di leader o pseudo tali?  Per favore! No!

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