AL VOTO, TRA PEGGIO, PIU' PEGGIO E PEGGISSIMO di Vincenzo Campo

In un articolo su Micromega on line (https://goo.gl/nNv6ju) Paolo Flores d’Arcais svolge alcune considerazioni sulle elezioni prossime e le rappresenta come la scelta fra il peggio, il più peggio e il peggissimo; il titolo, infatti è “4 marzo: al voto tra peggio, più peggio e peggissimo”.
Provo a sintetizzarne il contenuto, nella speranza di non tradirne il senso e comunque rimando alla lettura dell’articolo per averne il quadro esatto.
Votare per i 5 Stelle sarebbe il peggio; più peggio votare per la coalizione renziana o per il partito di Grasso e D’Alema; peggissimo ovviamente, votare per i vari Berlusconi, Meloni e Salvini; non votare equivarrebbe a rafforzare il peggio, il più peggio e il peggissimo pur senza scegliere coscientemente a chi darne di più ma lasciando che a scegliere siano quelli che il voto lo esprimono; votare per Potere al popolo sarebbe il meno peggio (“In realtà un voto che si sottrae allo schifo ci sarebbe, anche se con programmi claudicanti e ideologia contraddittoria”), ma siccome solo per un miracolo potrebbero raggiungere il quorum, il voto dato a loro equivarrebbe al non voto.
Mi viene in mente un quesito che mi pose un contadino, una volta, quando ero ragazzo, mentre stava seduto su un alto ramo d’un albero di carrube, con le gambe penzoloni e una canna per abbacchiare in mano, magari con mezza sigaretta accesa in un angolo della bocca e la coppola con la visiera un po’ sollevata; lo riporto scusandomi: “Vincé –mi disse– chi è megliu aviri un mortu ‘n coḍḍu finu ca annivisci, o un cornu ‘n culu finu ca arrimoḍḍa?”; perché lo capisca anche chi non conosce il siciliano, è sufficiente sapere che “annivisci” vuol dire “resuscita” e “arrimoḍḍa” vuol dire “si ammorbidisca”.
Mi scuso per la digressione e torno a Flores: sostanzialmente condivido la sua analisi (a parte qualche piccolo dettaglio, quali le sue considerazioni sullo scontro Caselli/Grasso, che per lui sarebbero rispettivamente l'eroe positivo e quello negativo), ma rilevo che non suggerisce nessuna soluzione, o meglio ne suggerisce una non dichiarata ma implicita, che io non condivido; un po’ come nella scelta davanti alla quale mi pose il contadino: poiché nessuno è mai resuscitato (a parte il Cristo, ma era figlio di Dio) e poiché, invece, il corno prima o poi, in ambiente umido si ammorbidirà, tra le due, è meglio il corno. Ma è dura, come duro è il corno.
Questi no, e ha ragione; questi altri neppure,  e ha pure ragione; questi ultimi neppure,  e ha ancora una volta ragione; il non voto non è soluzione, ed è innegabile; la quarta soluzione equivarrebbe al non voto. Sulle qualificazioni in senso accrescitivo e diminutivo delle categorie del male sono d'accordo con lui. Non sono d'accordo sulla soluzione che prospetta.
E allora?
Votare per A, B o C è sicuramente un errore, il male, anzi gli accresciutivi del male (rispettivamente peggio, più peggio e peggissimo); fra i tre, dunque, non lo dice ma parrebbe ovvio, meglio il peggio semplice, senza superlativi né assoluti né relativi, che fra i tre, è il male minore.
Io non sono più con lui, sulla scelta.
Il peggio,  il più peggio e il peggissimo sono male; la quarta soluzione sarebbe il meno peggio, ma realizzabile solo per un miracolo; e siccome al miracolo e a San Gennaro, come ricorda Flores nel suo articolo, crede solo Di Maio, è irrealizzabile.
Perché miracolo? Perché troppo pochi elettori  sceglierebbero la soluzione D, e il voto non sarebbe "utile" e sarebbe quindi implicitamente a favore di A, B e C come ha correttamente spiegato Flores.
Io, personalmente, piuttosto  che scegliere tra le categorie del male superlativo assoluto o relativo, provo a ridurre la componente miracolistica del voto a Potere al popolo e aggiungo un voto ai troppo pochi che già ha, in modo che aumentino le possibilità che i voti restino "troppo" pochi. Solo uno in più, il mio.
Se anche Flores facesse come me diminuiremmo di due unità quel  "troppo" e forse, insieme,  potremmo sperare di aggiungere una variabile indipendente (indipendente dalla volontà di chi lo ha architettato) a questo gioco perverso dell'essere costretti a scegliere fra peggio, più peggio e peggissimo, fra morto e corno.
Tra scegliere il peggio come suggerisce lui e sperare di far diventare meno inutile il voto al meno peggio, io preferisco quest'ultima soluzione; se il mio voto diventerà utile avrò dato il mio minimo contributo alla formazione di un minuscolo gruppo parlamentare meno peggio che potrebbe diventare il seme della crescita di una nuova (auspicata) sinistra; se il mio voto resterà inutile, lo avrò dato in quote percentuali al peggio,  più peggio e peggissimo,  ma senza volontà cosciente, senza dolo, e con una speranza (anzi due: meno peggio e  semino per una nuova sinistra)

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