OPPORSI AL RITUALE di Tano Siracusa

Una volta c’erano i comizi, anche in provincia. Berlinguer, Almirante, e migliaia di persone in piazza Stazione.
I due leader si rispettavano, ma lo scontro era durissimo: in Italia neofascisti, brigatisti, corpi deviati dello Stato, mafia assediavano la prima Repubblica. Erano forze radicate nella storia del paese, ma esterne al suo orizzonte.

Oggi le piazze sono deserte, e non solo ad Agrigento. Renzi, Di Maio, Salvini, Berlusconi sono invece onnipresenti sugli schermi televisivi e sul web, dove il rispetto dell’avversario e le buone maniere sono inopportune.
La democrazia sembra oggi piuttosto minacciata da un esodo interno al suo orizzonte, da una rinuncia alle sue stesse premesse umanistiche, universali, naufragate nell’incontro con l’esodo inverso di masse di disperati in fuga da guerre, fame, dittature feroci, terrorismi jihaidisti e terrorismi di Stato.
Chi minaccia oggi la democrazia in Italia non è Salvini o i gruppi neofascisti o Berlusconi ma il prevalere, soprattutto fra chi non ce la fa, di una rabbia sacrificale che ha trovato nello straniero la vittima destinata.
Le periferie abbandonate, la crisi dello Stato sociale e il crollo delle retribuzioni, il rarefarsi della presenza dei partiti come ’intellettuali organici’, della mediazione politica e culturale della protesta, tutto vero: ma il risultato del voto del 4 marzo è ormai scritto in quel feroce bisogno di semplificazione.
Un buon motivo per andare a votare domenica è quello di opporsi al compimento del rituale.