AVVISTATO EMPEDOCLE TRA I RESTI DELLA SUA CITTA' di Giovanni di Girgenti

[img:1 align=float_right title=bottom]Maurizio Iacono per due sere consecutive ha riempito di persone il giardino di San Nicola. Le ha intrattenute parlando di filosofia, di Empedocle, ma anche di retorica, di democrazia, ma anche di Pirandello,  di umorismo,  di felicità e di dolore.
L'occasione l'ha creata il direttore del Museo archeologico Giuseppe Castellana che ha invitato Iacono, agrigentino, preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Pisa.
Cosa ha incuriosito di un filosofo vissuto 2500 anni fa? Di un filosofo del quale, tra  l'altro, sappiamo molto poco, essendoci pervenuti pochi frammenti?
Forse l'idea che le passioni ( armonia e conflitto) siano la molla della  realtà? O forse lo svelamento dell'importanza della Retorica nella vita di una comunità che per primo Empedocle ravvisò mettendo in guardia sull'uso manipolatorio dell'arte del persuadere? O forse ancora il suo essere grande intellettuale, aristocratico di origine, ma  anche democratico che si sottrae all'incarico di tiranno della città che pur gli fu offerto per non tradire i suoi convincimenti egualitari?
[img:2 align=float_right title=bottom] Il mistero del suo presunto suicidio? O anche il ricordo delle sue opere di grande ingegneria sulla rocca di Akragas? O, per chiudere qui un elenco che potrebbe non finire mai, l'ironico ritratto che ci ha lasciato dei suoi concittadini che   “mangiano come se non dovessero morire mai e costruiscono come se fossero eterni”?
Forse un po' di tutto questo, ma principalmente, almeno questo mi piace pensare, la possibilità di fermare per un paio di ore, la banalità delle nostre vite quotidiane, l' inerziale processione delle scadenze di sempre, per sentirsi dentro il vortice del pensiero che si interroga, che pone domande, che ci sollecita un distacco critico, seppur momentaneo, dal senso comune nel quale consumiamo la gran parte della nostra esistenza.
 

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