UN AGRIGENTINO CON LA SCHIENA DRITTA di Giovanni di Girgenti

E' una vergogna! Una vergogna, e un'infamia per i responsabili del servizio idrico il fatto che il titolare di una dignitosissima trattoria del centro storico di Agrigento si veda costretto a chiudere nei giorni di ferragosto la sua attività per mancanza di acqua; ma è anche e forse più una vergogna per tutti i gli Agrigentini il fatto che attorno al dramma di questo signore non si organizzi una catena di solidarietà, una qualche forma di protesta che possa sancire l'indisponibilità a lasciare passare in silenzio un fatto di questa gravità.
Poteva accadere venticinque fa, quando le uniche fonti di approvvigionamento idrico della città erano le sorgenti del Voltano e del Favara di Burgio.
Ma dopo la dissalata di Gela, dopo la potabilizzazione del Castello e del Leone e dopo l'interconnessione del Leone col Fanaco e dopo i dissalatori di Porto Empedocle, non c'è alcuna ragione 'naturale' che possa giustificare non solo la mancanza di acqua in una trattoria, ma addirittura la mancata erogazione quotidiana e continua di acqua nelle case.
Per i lavori compiuti, per la quantità enorme di somme spese ( vedi gli ottimi servizi di Gerlando Gandolfo su Agrigentoweb), per il fatto che si crede di avere tante riserve di acqua da riservarne anche ai privati il libero sfruttamento ( vedi il caso della Nestlè a Santo Stefano di Quisquina) l'acqua nelle case degli agrigentini dovrebbe scorrere copiosa e ininterrottamente.
Fa ridere, amaramente, sentire che la situazione potrebbe migliorare con turni settimanali invece che quindicinali. Ad Agrigento vogliamo e possiamo avere l'acqua corrente per la quantità di acqua in arrivo ai serbatoi cittadini. Se ciò non avviene è esclusiva responsabilità del ceto dirigente, politico, amministrativo e tecnico, non della natura matrigna.
La domanda è questa: perché gli Agrigentini non insorgono?
Una prima risposta potrebbe essere: gli Agrigentini in astratto non esistono. Ci sono quelli che hanno serbatoi di 40mila litri sotto la propria villa e non si pongono alcun problema. Ci sono quelli che se la possono comprare e dunque non si pongono egualmente il problema. Ci sono quelli che lavorano o hanno trovato lavoro in virtù dei legami con le prime due categorie e non si possono porre il problema. Restano gli ultimi, quelli che hanno piccoli serbatoi azzurrini di plastica sui tetti e recipienti di amianto grigio-polvere in un anfratto della loro piccola casa e qualche esercizio pubblico situato nel centro storico: per loro il problema esiste ma avvertono l'inadeguatezza delle loro forze rispetto al contesto e decidono di smadonnare in privato e di rassegnarsi.
Ma ci sono anche gli Agrigentini con la schiena dritta come il titolare di quella trattoria che ha affisso il manifesto, che vedete in foto, scritto a mano e appoggiato in un angolo di via Porcello.
Da persone come questa si può ripartire.
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