HEREAFTER di Adriana Iacono

''Come, scusa?''
''Ci parlo.''
''Con i morti?''
''Sì.''
''In che senso?''
''Li vedo, ci parlo.''
Rimasi in attesa di una qualche deflagrazione ma tutto restò immutato nella magnifica quiete primaverile.
''Ieri ho visto mio zio.''
''E che ti ha detto?''
''Niente. Era alla quattro corsie. All'altezza dello svincolo, hai presente?''
''Ho presente.''
''Stava sul bordo della strada, in mezzo alla campagna. Il grano era alto e giallo.''
Guardammo entrambi verso l'orizzonte. Oltre l'imponente tempio greco la strada, lo svincolo, il campo erano vicini ma invisibili da quella prospettiva. Ognuno immaginò o cerco di ricordare: c'era del grano nel campo? Forse, ma di certo non era maturo.
Rimanemmo in silenzio: lui in piedi davanti alla porta del bar, dal quale era appena uscito col solo scopo apparente di comunicare la sua predisposizione al paranormale; io seduta a un tavolo della terrazza in attesa di gruppo di spagnoli che tardava ad arrivare e di una deflagrazione che forse c'era stata ma non avevo colto, distratta com'ero dal cielo troppo azzurro. Considerai che vista dall'esterno la situazione si prestava ad ambigue interpretazioni, ma io non ero una turista in visita ai monumenti e lui non era uno che ci stava provando con una frase a effetto. Non eravamo neanche vecchi amici, nonostante quella dichiarazione estemporanea avesse aperto un tenue spiraglio d'intimità. Nessuno avrebbe indovinato il tono della conversazione e nulla in quella tiepida mattina avrebbe fatto presagire una rivelazione: nessun accenno, nessuno sguardo d'intesa, nessuna affinità scoperta e condivisa. Aveva buttato lì la frase, come dicesse: ''proprio una bella giornata'' e come tale l'avevo accolta, una considerazione sul tempo. Se non per una leggera inquietudine, l'eco indistinta di una deflagrazione che, sì, c'era stata, ma lontana in qualche luogo freddo e disperso dove la primavera non si annunciava con toni così solenni. Finii il mio caffè. Rivolsi il viso al sole e mi lasciai avvolgere dal tepore. Davanti a me il panorama di colonne doriche e mandorli appena fioriti si profilava limpido e in tersa armonia col cielo. Una simmetria compiuta che non ammetteva repliche o contrasti, né frasi come: ''io con i morti ci parlo''.
Poco dopo il lavoro ci sottrasse entrambi alla breve pausa. Io m'incamminai col gruppo di gitanti spagnoli, lui ritornò alla cassa o forse al bancone. Non ritornammo mai sull'argomento né ripensai più a quella frase, almeno fino al momento in cui ricevetti la notizia della sua morte pochi mesi più tardi.
''Come scusa?''
''Un turista polacco gli ha tagliato la strada.''
''Dove?''
''Quaggiù alla quattro corsie. All'altezza dello svincolo, hai presente?''
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