ZAMBUTO E PD, CON QUALE IDEA DI FUTURO? di Vincenzo Campo

“E’ possibile che finalmente la discussione sulla città e sul suo futuro, sulle scelte da fare, esca fuori dalle segrete e riservate stanze dei soliti noti?” – si chiede Tano Siracusa dalle colonne di Suddovest. La città di cui parla è Agrigento.
“Il PD è diventato il partito del sindaco ed assieme dobbiamo discutere l’architettura della intera giunta ma sopratutto […] dobbiamo discutere delle quattro cinque priorità della città e come risolverle” … “E il primo punto è il centro storico e la sua salvaguardia…Il prossimo step è una assemblea pubblica come auspicato nelle nota di Tano” … “l’opportunità vera per il Pd è quella di dimostrare capacità amministrative e assieme al sindaco cambiarlo il corso delle cose”, commenta Mimmo Ferraro, sempre su Suddovest.
Tano da per scontato, oppure sa, oppure pensa di sapere che in realtà una discussione sulla città e sul suo futuro c’è stata in passato e c’è tuttora e che questa discussione sia rimasta nascosta ai più, celata dalle mura ben isolate di soliti noti. Tano, nel suo pessimismo è un inguaribile ottimista. La discussione sulla città e sul suo futuro, penso io, non ci è nota non già perché, per motivi oscuri o anche chiari o anche chiaroscuri, non ci viene
comunicata; lui, Tano, non è invitato a parteciparvi, a dire la sua, non perché i soliti noti lo vogliono escludere, ma semplicemente perché i soliti noti non la fanno, questa discussione. Sono certo che non lo coinvolgerebbero, se la facessero, ma sono altrettanto certo che nessuno la fa, né noti, né ignoti, soliti o insoliti.
Questa discussione, io credo, non s’è mai fatta. Si è navigato a vista e si sono assunte decisione e si sono operate scelte sempre secondo la contingenza del momento, secondo l’utile di questo o quell’altro noto, senza un minimo di futuro.
Posto che nulla è ovvio e nulla è scontato, è preliminare e pregiudiziale, sarebbe preliminare e pregiudiziale, stabilire cosa vogliamo fare della città e di noi stessi: se vogliamo restare una città burocratica e terziaria che vive di stipendi da catastali integrati da qualche tangentina o se vogliamo diventare una città che si proietta verso la produzione e la distribuzione di energie alternative o se vogliamo incrementare e incentivare la nostra naturale vocazione agricola magari verso produzioni di qualità o se, da ultimo ma non ultimo, pensiamo sia meglio mettere a frutto l’incommensurabile patrimonio artistico, storico, culturale, paesaggistico, climatico del quale disponiamo.
Ecco: prima d’ogni cosa dobbiamo stabilire o anche sognare quello che vogliamo fare da grandi e poi cercare d’individuare le migliori strategie e le conseguenti tattiche per concretizzarlo.
Mi vergogno a dirlo, tanto è banale, ma, per quanto banale, non s’è mai fatto: nessuno ne ha mai discusso, e tutto o molto s’è solo dato per scontato.
Ora, se il “passaggio” del nostro sindaco al Pd –per la precisione ad una parte del Pd ben individuata e precisa, con buona pace di chi mostra di avere una visione ecumenica di quel partito- ha veramente del nuovo, se non è solo un cambio di casacca, dovremmo vedere cambiamenti quasi epocali, un’inversione radicale di rotta che passi dal lasciarsi vivere a un decidere del proprio vivere. Si deve, finalmente, disegnare un’idea di futuro e aprire, finalmente, una discussione su questa idea. La si deve aprire all’interno del Pd, dato che al Pd si offre per la prima volta nella storia di poter contare su un proprio sindaco e poi il Pd la deve portare all’esterno perché si confronti con chi in questa città ha idee pur non disponendo di poltrone. Solo così potrebbe avere un senso l’assemblea pubblica della quale ci dice Mimmo.
Tutto il resto è vaniloquio.
Se il nostro sindaco è passato al Pd, anzi alla corrente di Renzi, perché vi ha individuato la via per il prosieguo e il coronamento della sua carriera politica; se il Pd la ha voluto –e perché mai doveva non volerlo?- per contare su un sindaco Pd e, in aggiunta, su due o tre nuovi assessori per occupare tre o quattro poltrone importanti, bene, allora il nostro, quello mio, quello di Tano e quello di Mimmo è vaniloquio.
Straparlo? Sono vetero-comunista? Staremo a vedere.
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