Submitted by Suddovest on Wed, 30/04/2008 - 15:34
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Submitted by Suddovest on Sat, 26/04/2008 - 23:32
Non m’intendo affatto di chimica, della quale ho solo quattro nozioni scolastiche un po’ appiccicaticce [img:1 align=float_left title=none] perché imparate con quel grande spirito di prevenzione che, ai miei tempi, aveva chi, studente del classico, faceva l’apprendista umanista; direi che era vissuto come una soverchieria, lo studio della chimica. Confesso, dunque, d’essere assolutamente ignorante in materia, ma tuttavia credo di sapere per certo che l’ossigeno è un gas.
Submitted by redazione on Mon, 21/04/2008 - 16:54
Finita la passerella elettorale siciliana, la brava Anna Finocchiaro torna a Roma. Invero a Roma si era già precipitata il lunedì dello scrutinio elettorale, senza attendere i risultati dello scrutinio regionale. Evidentemente la battaglia regionale era poco interessante. E i Siciliani che avevano creduto al suo impegno? Alla novità della sua presenza? Alla fine di una stagione politica fatta di becero consociativismo e e di gruppi dirigenti autoreferenziali? Mi sento tradito e offeso: come elettore, come siciliano , come parte del popolo di sinistra. Purtroppo ad un certo ceto politico importa poco dei valori che, con grande autorità e competenza, declina dai vari pulpiti. E allora? Una modesta proposta: non sarebbe il caso, come previsto dallo statuto del partito democratico, di ricorrere alle primarie per consentire agli iscritti e ai simpatizzanti di scegliersi una classe politica finalmente rappresentativa?
Submitted by Suddovest on Sat, 19/04/2008 - 15:53
Marco Zambuto aderendo al Pdl non è passato dalla sinistra alla destra. Chi lo sostiene non conosce le cose o è in malafede. Marco non è stato mai di sinistra: è stato democristiano prima e segretario provinciale dell'UDC dopo.
Submitted by Suddovest on Tue, 15/04/2008 - 21:25
E’ l’anno 2007. Sogno a lungo, le immagini elaborate restano indelebili nella mia memoria. C’è un giovane candidato a sindaco nella mia città, tira aria di cambiamento, di libertà, di autonomia della classe dirigente dal vecchio servilismo indecente. Assistiamo partecipi ad una campagna elettorale frizzante, festeggiamo come ebbri di gioia, di speranza e saltiamo, battiamo le mani inneggiamo al suo nome:”Marco Marco” per una città migliore, socialmente migliore.
Submitted by redazione on Tue, 15/04/2008 - 12:49
“Siamo vicini alle elezioni, Friedrich. E dobbiamo vincerle a tutti costi se vogliamo che siano le ultime”.
Submitted by Suddovest on Sun, 13/04/2008 - 20:47
Passeggio in via Atenea, uno che conosco di vista mi ferma e si congratula per la mia carriera. Poi mi dice: "meno male che te ne sei andato... qui è finito tutto ". Non è la prima volta che ad Agrigento mi capita di sentirmi dire "qui è finito tutto". Ma finito cosa? Intuisco, certo, ma preferisco farmelo spiegare. Allora gli si accendono gli occhi e quasi s'infervora mentre mi ricorda "un certo periodo irripetibile per Agrigento". Lo fissa tra la fine degli anni '80 e i primi degli anni '90, "quando si stava bene davvero". Mi ricorda "per esempio, il livello che raggiunse all'epoca lo sport agrigentino". Mi ricorda talune edizioni della Sagra del Mandorlo in fiore.
Submitted by Suddovest on Thu, 10/04/2008 - 12:13
Ricordate Franco Franchi e Ciccio Ingrassia? Ciccio era quello alto, magro e dinoccolato. Non era uno storico, non era un mafiologo, ma con Franco aveva battuto mille piazze, attraversato tanti paesi, incontrato tanta gente. Conosceva la sua Sicilia, conosceva il valore dei segni, il peso dei messaggi.
Ebbene, nel bel mezzo della vicenda giudiziaria che vedeva Andreotti nel ruolo di chi deve difendersi dall'accusa di aver baciato Totò Riina, Ciccio Ingrassia disse la sua. "Se Andreotti e Riina si sono incontrati, il bacio c'è stato".
Il bacio c'era stato - scenario disegnato da Ciccio - e se c'era stato a darlo non era stato Andreotti a Riina, ma Riina ad Andreotti - azzardavano, entrando nei dettagli della ricostruzione, in molti proseguendo il ragionamento di Ciccio . Dettagli? No, essenza dell'evento.
Submitted by Suddovest on Tue, 22/01/2008 - 22:22
C'ero anch'io tra le migliaia di persone in festa per l'elezione di Marco a sindaco di Agrigento. C'ero a Porta di ponte e a viale Cannatello, nella sede del suo comitato elettorale, insieme ad un popolo felice e commosso, un popolo che non credeva ancora al miracolo politico di avere tolto ai partiti e ai boss del centrodestra il monopolio del potere. Ho visto Marco abbracciarsi con Capodicasa, con Adragna, con Cusumano, con Miccichè con la Passarello, candidata fino a due settimane prima di Rifondazione e dei Comunisti a sindaco. Ho visto Marco ricevere e dare abbracci e baci da un'infinità di persone senza etichetta politica che hanno per una volta provato l'ebbrezza di un voto libero, sottratto ai doveri e alle complicità delle tribù di appartenenza.
Ho creduto subito nella candidatura di Zambuto, ho preso molto sul serio i suoi discorsi e le sue denunce sul malgoverno locale, sul sistema di potere messo in piedi dai giovani rampanti del centro destra. L'ho detto pubblicamente e l'ho scritto. Non mi interessava una ricollocazione politica di Marco: la sua candidatura, per il modo con cui avveniva e per i contenuti che esprimeva, era già un rottura politica di grandi proporzioni. Mi ricordo i discorsi infuocati anche del suo vice, il dottor Luparello, non lasciavano spazio a nessun equivoco: una storia nuova per Agrigento. Apertura a tutti gli uomini e le donne che volessero contribuire al riscatto della città, qualunque fosse la loro coloritura nel passato, alla sola condizione che condividessero la necessità di voltare pagina.
Un sindaco oltre i partiti, non sopra o contro, un sindaco che si dichiarava consapevole di dover trovare nei partiti e oltre i partiti che lo appoggiavano, quelle idee e quelle energie che erano indispensabili ad un'opera poderosa di riscatto e rinascita.
Submitted by Suddovest on Sat, 29/12/2007 - 22:33
Vorrei non si disperdesse o peggio tradisse l'entusiasmo popolare che ha portato Marco Zambuto a guidare la nostra città. Vorrei che emergesse un ceto politico di larghe vedute, capace di pensare alla città nel suo complesso, finalmente consapevole che la valle e il parco costituiscono la risorsa principale della città. Un ceto politico consapevole delle ferite urbane e sociali da curare e rimarginare. Un ceto politico sensibile alla missione dei nuovi tempi della globalizzazione e pronto a dare un ruolo ad Agrigento coerente con la sua collocazione geografica e con la sua anima solidaristica. Un ceto politico infine che metta la produzione culturale a fondamento della sua pratica amministrativa attraverso il pieno coinvolgimento e la valorizzazione delle istituzioni che sono presenti nel territorio ( Parco archeologico, Università, Centro cinema narrativa, Accademia studi mediterranei, Centro studi pirandelliani, Teatro Pirandello, Centro Pasolini ecc. ecc.) e sollecitando l’intervento critico e creativo delle migliori espressioni culturali del nostro paese e dei paesi del mediterraneo. In questi ultimi anni ad Agrigento sono emerse energie, individuali e di gruppo che hanno espresso nelle sedi istituzionali, nei partiti, nella comunicazione sociale, nelle attività culturali professionali ed imprenditoriali ( penso alla miriade di Bad and Breakfast), ampie capacità di governo della città.
Adesso si tratta di unire e valorizzare tutte le espressioni significative di questa area senza escludere nessuno e senza pretesa alcuna di primogenitura.
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