Pubblichiamo il breve racconto con il quale Giorgia Cuffaro, alunna della classe I A del Liceo Classico "Empedocle" di Agrigento, ha partecipato al concorso nazionale Uguaglianza nella diversità - Premio Tommaso Viglione città di Venosa, ricevendo la speciale menzione "La forza della parola" per la qualità metaforica della sua scrittura.
Questa è la storia di un incontro singolare, dello scoccare di un legame
ineffabile, che non dalle patologie dei protagonisti ( rispettivamente autismo e
sindrome di Down ), ma da sguardi limpidi e irrinunciabile chiarezza trae
prezioso nutrimento.
«Buongiorno ragazzi. Benvenuti. Sono il professor Abello»
Impegnato com'era a digrignare i denti e dimenarsi, Mattia non si era reso
conto di essere già in classe. Si sentiva come se fosse stato rigurgitato dalle
fauci di un mostro spietato, stanco di tenerlo con sé. Quel mostro era sua
madre; Lucia lo aveva abbandonato, e per di più nel posto peggiore che
avesse mai immaginato.
Sovrastato da un'orrenda falange con a capo un generale in camicia,
punzecchiato da lance marroni mai viste prima, ne riconobbe in lontananza
un paio di meno affilate, più che lance quelle gli sembravano occhi veri,
azzurri come i suoi.
«Vattene via!» Urlò al fante più vicino.
E il nemico, prudente: «Nessuna diplomazia, eh? È il Bello ad avermi messo
qui»
«Devi andartene. Devi stare con quelli come te, quelli che hanno le lance al
posto degli occhi. Vattene subito»
La malcapitata ragazzetta, che poi scoprì chiamarsi Ludovica, cercava
atterrita lo sguardo del professor Abello.