Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

eventi culturali vari

 

TEATRO, AGORA', CASE: UN GRANDE CANTIERE DI RICERCA ARCHEOLOGICA RIDISEGNA IL VOLTO DI AKRAGAS di Maria Serena Rizzo

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Si torna a scavare nella Valle: sono ripresi infatti da qualche settimana gli scavi nell’area del cosiddetto “tempio romano”, una parte del grande spazio pubblico che si estendeva, in età ellenistica e romana, sul poggio di San Nicola; nel frattempo, una missione composta da studenti e docenti delle Università di Catania e di Enna e del Politecnico di Bari ha intrapreso una breve campagna di saggi archeologici nell’area del teatro ellenistico, in attesa che vengano rimossi gli intoppi burocratici e si possa dare il via ad una più vasta indagine programmata con i fondi del Parco.

Nel giro di qualche mese, inoltre, dovrebbe avere inizio (il condizionale è inevitabile quando si ha a che fare con appalti, gare, possibili contenziosi…) una imponente campagna di scavi e restauri nel Quartiere Ellenistico-Romano, finanziato con 3.960.000 euro nell’ambito del PON “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020.

Nella tarda estate, inoltre, arriveranno, come avviene già da qualche anno, la missione tedesca dell’Università di Augsburg e quella italiana dell’Università di Bologna, impegnati rispettivamente nel santuario extraurbano di Sant’Anna e nel Quartiere Ellenistico-Romano.

 

I CAMMINI INTRECCIATI DI FRANCESCO RANDAZZO di Alfonso Lentini

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«Aperta nel cielo / sul mare / fra le nuvole / d’indaco impossibile / una porta perfetta / di sette / colori. / Ho volato / dentro / quell’arco, / baléno del miocardio, / e cadendo / qualche ora più tardi / non ho saputo dirti / con parole / dove / ero stato / io con te. » Questi versi di lampante bellezza (che spezzano in due un arcobaleno e raccontano sommessi l’intensità di un momento d’amore, rifuggendo dal poetichese di maniera) si trovano fra le pagine di Alito e calce1, libro appena pubblicato dalle romane edizioni Ensemble.

L’autore è Francesco Randazzo, un uomo di teatro (drammaturgo, regista, attore…) proveniente da solida scuola (quella di Giuseppe Di Martino prima e quella dell’Accademia Silvio D’Amico poi). “Siciliano della diaspora”, come lui stesso si definisce, Randazzo è nato a Catania ma ha fatto di Roma l’epicentro della sua vita e gira liberamente il mondo (con il corpo, quando capita; oppure con le sue opere, che poi è quasi la stessa cosa).

Teatrante fra i più sopraffini e consapevoli, è un negromante di parole, ma di parole speciali, inzaccherate di sipari, riflettori, azioni, soffi, gesti.

Eppure nella sua arte, in percorsi intrecciati, c’è anche dell’altro. Accanto alle “parole sporche” del teatro, nella sua ricerca troviamo anche parole nude, cioè la scrittura autosufficiente – quella senza palco, microfoni o reti protettive – frutto di un lavoro (o lavorìo) che Randazzo da sempre affianca, in percorso parallelo, a quello, forse più spettacolare, per il quale è maggiormente noto.

 

LA GRANDE LUCE - UN RACCONTO di Tano Siracusa

Vincent van Gogh, 'Campo di grano con volo di corvi' (Wikipedia/pubblico dominio)
Vincent van Gogh, 'Campo di grano con volo di corvi' (Wikipedia/pubblico dominio)

V. guardò oltre la finestra  socchiudendo le  pupille, con la lenta, sospettosa curiosità di un gatto.  
Provava avversione per quegli animali inaffidabili, la cui unica regola di vita sembrava la ricerca di una incomprensibile soddisfazione. 
Ma come per i gatti i suoi tempi non erano governati dall’ora condivisa degli orologi, neppure per mangiare o dormire.  
Spesso scriveva e mangiava, a volte dipingeva in piena notte. 
Si era da poco svegliato in una stanza che non riconosceva, su un letto a una piazza e mezzo dove aveva dormito a lungo. Gli sembrava di avere trascorso un’enormità di tempo a sognare e adesso si sentiva uscito da un mondo appiattito, da una sconfinata superficie dove formicolava una luce verde e da vuote pareti dai colori smaltati, blu cobalto, ocra, arancio, azzurro oltremare, e quel rosso fiammeggiante, metallico, che sarebbe  piaciuto al francese, pensò all'improvviso. 
E le voci di nuovo che soffiavano nelle sue orecchie, gli insulti, le calunnie.
Su un tavolo accanto alla finestra c’era una Bibbia, una bacinella, una caraffa di vetro piena a metà d’acqua, e la sua pipa. 
Alle pareti erano appesi dei quadri di paesaggio, alla maniera di Corot, e il ritratto di una ragazza seduta, che fingeva di  sorridere stupidamente verso il fotografo. 
V., guardò di nuovo fuori, il cielo ancora bianco sopra i tetti delle case basse, il campanile della chiesa che gli parve leggermente inclinato verso destra. Il campanile di st. Bernard. 

 

FARM CULTURAL PARK:STATI GENERALI DELLA CREATIVITA' GIOVANILE di Andrea Bartoli

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Tre giorni di energia atomica-creativa. A Favara, ancora una volta, tutta colpa di quegli scalmanati di Farm Cultural Park. Gli stati generali della creatività giovanile in Italia.

La prima edizione di OPP Festival – Energie U18 organizzato da Farm Cultural Park con e per gli adolescenti e i giovani, in collaborazione con il Comune di Favara, Palazzo Cafisi, Quid Vivolo Luna, IF e Marziapan è stato un successo di contenuti, di amicizia e di incontri, di valori e talenti e ovviamente anche di pubblico, poco meno di 6.500 persone in tre giorni.

La musica è stata la regina.

I più talentuosi giovani cantautori siciliani, Alessio Bondì, Sergio Beercock e Aurora D’amico hanno messo la ciliegina sulla torta a tante esibizioni di giovani musicisti che si sono sfidati in un contest di altissimo livello e alle straordinarie esibizioni a sorpresa generate dal momento OPEN MIC, microfoni aperti. Il tutto sapientemente gestito dai ragazzi di 800° records, casa discografica palermitana.
Accanto alla musica, tantissima danza contemporanea, hip-hop, performing art, teatro sperimentale. Per tre giorni i Sette Cortili a turno si sono animati di musiche e coreografie a sorpresa e originali rappresentazioni teatrali.

Talk, workshop, laboratori ed esibizioni di fotografia con due straordinarie mostre ancora visitabili di Paolo Raeli e Zoe Vincenti. Sul palco, un insuperabile direttore d’orchestra, Alessandro Cacciato, ormai leader incontrastato nel racconto delle esperienze di eccellenza del sud Italia.

Ed ancora architettura, autocostruzione, design, disegno e scrittura creativa, cinema , innovazione sociale e cooperazione, volontariato e impegno sociale. Ma anche make up, hair style, tattoo, fashion, agricoltura urbana e food, sport e mille altre cose ancora.

 

NELL'ATELIER DI MARILINA MARCHICA di Tano Siracusa

Le parole hanno da sempre commentato le immagini, che tuttavia da sempre si sottraggono alle parole. Da circa cento anni, da quando qualcuno espose un orinatoio e venne preso sul serio, innumerevoli parole di teorici, filosofi, critici, hanno sostenuto le fortune di artisti senza talento, di pittori che non sapevano dipingere nè tanto meno disegnare, di autori  di 'trovate', di 'provocazioni', come se nel secolo delle due guerre mondiali, dei totalitarismi, della 'morte di Dio' in  Occidente, un artista potesse ancora provocare, magari sbudellando un animale in una galleria d'arte o esponendo le sue feci (poco importa se dell'animale o sue).

 

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