Nella speranza di poter vedere presto anche ad Agrigento Silence, il film di Martin Scorsese sulla durissima repressione subita dai missionari gesuiti in Giappone, tra la fine del XVI e il principio del XVII secolo – pellicola che già da alcune settimane è in sala in molte città italiane – ripenso al periodo in cui ho frequentato, da convittore, il collegio universitario ignaziano di Casa Professa, chiuso ormai da diversi anni, ufficialmente perché il comune di Palermo ha rivendicato lo storico immobile che lo ospitava.
Al piano di sotto sono rimasti, almeno per ora, i padri: sempre di meno, sempre più annosi. Ricordo padre Ajello, il vulcanico rettore della leva precedente alla mia, già infermo, accudito silenziosamente dai confratelli, fino alla fine.
Ricordo padre Taormina, il mio rettore, un’apparenza severa imposta dal ruolo ma che s’addolciva a pranzo e a cena, quando, con delicato gesto eucaristico, versava la debita quantità di vino nel bicchiere dei suoi commensali.
Ricordo padre Neri, dottissimo e carismatico, animatore di conferenze vertiginose sui misteri della fede.
Ricordo padre Lo Conte, uno psicologo clinico che aveva imparato l’inglese alla perfezione ascoltando la Bbc e che disbrigava, senza complessi, incarichi attinenti al governo della comunità.
Ricordo un padre di cui non ricordo il nome, rientrato dal Madagascar dopo oltre trent’anni di missione, che sulla porta della sua cella aveva scritto: “Giungla africana”.