Nella foto: Bruce Dern and Will Forte in Nebraska (2013) Courtesy of Paramount - © MMXIII Paramount Vantage, A Division of Paramount Pictures Corporation. All Rights Reserved.
Tre film usciti nel primo mese dell'anno ci invitano a riflettere sulla ricchezza, o per meglio dire sul ''miraggio della ricchezza'' e sul suo potere di attrazione, capace di condurre gli individui che ne sono toccati (dominati) sulla via di un ascetismo rovesciato che ha come obiettivo l'abbraccio santificante col ''dio denaro'', il feticcio trascendente da cui è mosso chi si lascia tutto alle spalle per raggiungere la meta agognata - la ricchezza - che ha però lo strano, malefico sortilegio di non essere mai abbastanza, così come per il mistico medievale mai abbastanza vicino era il dio del proprio insoddisfatto desiderio.
Nel primo film del trittico, Nebraska di Alexander Payne, il tema del miraggio, che sta sullo sfondo, ha una ricaduta positiva perché dà a un padre e a un figlio la possibilità di conoscersi meglio nel tempo di un viaggio e di una permanenza nella cittadina dove il genitore è nato e a lungo vissuto; nel secondo e nel terzo, Il capitale umano di Paolo Virzì e The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese è invece al centro dei racconti, è il nucleo attorno al quale girano ora lente ora vorticose e instabili le vite dei personaggi, irresistibilmente catturate dalla forza ossessionante della ricchezza per la ricchezza, del denaro per il denaro, corpo mistico e tracciato digitale che domina le menti e visione salvifica che non fa dormire.