Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

PERIFERIE, LUOGHI DELLA DECADENZA di Roberto Tripodi

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L’interessante dibattito che sta prendendo forma su Suddovest, le tesi stimolanti proposte da Maurizio Iacono e Gioele Farruggia, mi spingono a chiedere ospitalità per esporre una riflessione. In verità mi sento parte in causa per aver progettato nel 1984 il Piano Particolareggiato di Montaperto e aver partecipato, nel 1972 al Concorso nazionale di Idee sul PRG di Agrigento (arrivammo secondi dietro il progetto Caronia). Anzi, partirei proprio da qui, dal nostro progetto di nuova città che doveva sorgere tra la collina di Girgenti e Porto Empedocle, mentre il progetto Caronia, destinato a vincere, sostenuto dai costruttori e soprattutto dai proprietari terrieri, prevedeva nove centri satelliti come espansione della città esistente, insufficiente a contenere la nuova edilizia e impossibilitata a espandersi nella Valle. Andò come sappiamo: l’amministrazione comunale e l’ufficio tecnico forzarono non poco i progettisti, al punto che Pippo Cangemi e Vincenzo Cabianca si dimisero, Caronia firmò lo stesso il progetto, alcuni proprietari terrieri e alcuni costruttori si arricchirono, Agrigento si trasformò in un’immensa periferia, con l’aggravante che il trasferimento della popolazione, a Villaseta, S. Michele, Villaggio Mosè, S. Leone, Fontanelle, S. Gisippuzzu, Spinasanta, Madonna Delle Rocche, Cannatello, causò l’abbandono e l’obsolescenza del Centro Storico. Io ero reduce da una esperienza biennale ad Algeri che indirizzava l’espansione edilizia concentrandola in particolare verso le emergenze universitarie tra cui l’Université des Sciences progettata da Oscar Nimeyer e dall’esperienza quadriennale a Sondrio, che aveva progettato la propria espansione attorno ad una piastra commerciale, concentrando l’intervento all’interno dell’argine dell’Adda.

 

NOI CHE ...DALL'AGIRE COLLETTIVO ALL'ESASPERATO INDIVIDUALISMO di Licia Siracusa

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Caro Giandomenico, 
dietro il senso di straniamento da te così abilmente descritto avverto la percezione di un fallimento che forse è ancor più profondo di quello del protagonista del romanzo di Flaubert, perché è proprio non tanto, o non soltanto, d
el singolo, ma di un'intera generazione; la tua appunto, quella che ha visto dissolversi la speranza della straordinaria capacità palingenetica dell'agire collettivo in un esasperato individualismo, il quale mostra, oggi, nel peggiore dei casi, il volto oscuro e a tratti grottesco del narcisismo avido, e nel migliore dei casi, il tratto dolente e malinconico dell'isolamento contemplativo. 
Purtroppo, non siete stati, né migliori dei vostri tempi, né del vostro tempo i migliori. Eppure da voi, dal novecento, dal racconto della vostra delusione, dai vostri errori qualcosa "noi" abbiamo appreso; per esempio, a non fidarci dell'illusione ideologica, a sentire che il nostro"eroico furore" può consistere in un agire individuale che si conquista, giorno per giorno, un "significato collettivo", senza essere né protestatario, né ostinatamente rivoluzionario. 
 

SULLE SPALLE DI GIGANTI MA CON LO SGUARDO AL PROPRIO OMBELICO di Fausto D'Alessandro

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Caro Giandomenico, ho letto su Suddovest il tuo Che fare? Migliori del proprio tempo o del proprio tempo i migliori? e di seguito le riflessioni di Maurizio Iacono, di Giovanni Taglialavoro, di Enzo Campo e di tuo fratello Stefano.

Tutte belle persone che ho ammirato e ammiro tanto e che mi piacerebbe moltissimo incontrare, assieme a tanti altri, in una calda sera di estate, in una trattoria a mare, per divertici, e anche per parlare del nostro tempo tradito.

Tradito da una collettiva inadeguatezza umana e culturale.

Inadeguatezza inspiegabile, considerando la forza motrice che veniva dai due secoli precedenti.

L’inadeguatezza, senza tempo, tipica delle strutture mentali segnate dal soggettivismo e da una modalità cognitiva essenzialmente Tolemaica.

Tolomeo fu un grande ideologo, maestro e leader del senso comune. Si innamorava della grandezza e bellezza della realtà, ed in modo sistematico ed irreligioso, la raccontava con rigorosa fedeltà sensoriale.

Tolomeo era un nano che non aveva avuto la possibilità di salire sulle spalle di altri nani e vedere più lontano.

E per secoli il bildungsroman rimase semplicistico, schematico, informe, elementare.

Ma IL NOSTRO TEMPO aveva la possibilità di salire sulle spalle di giganti: Copernico aveva dimostrato con la matematica che l’empirismo e il pragmatismo di Tolomeo erano ingenui e fallaci; Einstein, in aggiunta a Copernico, aveva insegnato che il comprendere va relazionato al punto di osservazione; Marx aveva indicato il fine razionale della organizzazione della Polis moderna; Karl Jaspers aveva insegnato a distinguere il fenomeno dal noumeno psichico; Giovanni XXIII, infine, aveva raccontato la pastorale luminosa di una dottrina rigorosa.

 

CARDINALE MONTENEGRO. PASSIONE E MORTE IN AGRIGENTO. A QUANDO LA RESURREZIONE? di don Francesco Montenegro

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Ecco il testo integrale del discorso del card. Montenegro, arcivescovo di Agrigento, pronunciato, in piazza San Domenico durante la processione serale del Venerdì Santo

Signore Gesù,
anche quest’anno, stando davanti a te con la mia gente, ti presento il mio stato d’animo.
So che mi comprendi perché anche Tu hai provato l'amaro sapore dell' angoscia tanto da arrivare a dire: «La mia anima è triste fino alla morte» (Mc 14,34).

 

UNA PICCOLA STORIA VERA di Tano Siracusa

L’universo tende spontaneamente verso il disordine, ed è il tempo che con la sua mano invisibile fa sparire tutte le cose dai luoghi destinati dalla necessaria e vana ostinazione degli uomini. Cercare di contrastare l’inerzia di questo processo infatti è in parte una necessità, in parte una follia.

La memoria diventa con il passare del tempo una maglia troppo larga per la moltitudine di imprese e inezie vissute, di misfatti e prodezze fatte e viste, udite lette immaginate fantasticate ad occhi aperti e sognate, pulviscolo di eventi nel raggio di luce della memoria, pallido bagliore nel buio del passato.

Tutto si perde, si smarrisce, quella sensazione di felicità, quella fitta al cuore, i dolori, gli amori, il passaporto, le luce delle stelle e la forma delle nuvole, il cellulare, un amico, un cane che era come un fratello.

E così succede che alle 13 del giorno successivo scadono i termini di un importante bando per un progetto cui Daniele lavora da tempo, una di quelle cose da cui dipende non la sopravvivenza ma il sogno, la possibilità di sognare, di proiettarsi nel futuro come un gabbiano nell’aria e finalmente volare; una grande idea, un progetto, un progetto importante che può cambiare la tua vita, e non solo la tua.

 

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