Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

eventi culturali vari

 

UN LABORATORIO MUSICALE PER I RIFUGIATI di Tano Siracusa

Venerdì scorso ha avuto inizio il laboratorio musicale di Sandro Sciarratta presso il centro Vita Nuova 3000, che accoglie decine di minori in fuga dal continente africano e dal Bangladesh.
L'idea è maturata durante l'intervento ad Agrigento di Medex, il Museo effimero dell'esilio di Bruxelles, fra gennaio e febbraio. I minori ospiti del centro avevano manifestato molto interesse per la musica, soprattutto per le percussioni e i ritmi. Durante le pause del laboratorio di Medex, conclusosi con una mostra e una intensa serata nel magnifico spazio di una chiesa barocca, alcuni ragazzi africani del centro utilizzando tubi di plastica, secchi, aste, materiali sparsi in un piccolo cantiere edile, avevano improvvisato assieme a Daniele Manno una specie di concerto: percussioni, voci e tromba, quella di Daniele. Era finita con una danza allargata, su quei ritmi che si ascoltano un po' ovunque nel Mediterraneo e che hanno risalito nei secoli il continente africano e hanno poi viaggiato nelle navi degli schiavi alla volta delle Americhe.

 

ARTISTI NELLA VALLE di Tano Siracusa

 

TANGERINES, MANDARINI TRA GLI SPARI di Tano Siracusa

Una scena del film Mandariinid (Wikipedia)
Una scena del film Mandariinid (Wikipedia)
Tangerinies in georgiano significa mandarini. E' il titolo del film di Zaza Urushadze,  regista, sceneggiatore e produttore, in programmazione al cinema Mezzano. 

Siamo in Georgia nel 1990.  La dissoluzione dell' URSS ha acceso sui territori del vecchio impero il furore cieco e armato dei nazionalismi, delle piccole patrie, dell'ossessione identitaria. Siamo in Abcasia, dove numerose famiglie di estoni sono costrette ad abbandonare le loro case per raggiungere il loro paese d'origine. Non Ivo, un falegname, e d Elmo, un contadino che nella follia delle bande armate che continuano a spararsi pretende di raccogliere i suoi mandarini nelle casse che il falegname a cento metri sta costruendo.

 

PRESENTATA AD AGRIGENTO LA RIVISTA SEGNO di Tano Siracusa

L'altra sera al seminario Giandomenico Vivacqua ha presentato l’ultimo numero della rivista Segno.
Presente Nino Fasullo, direttore della storica rivista palermitana che ha iniziato  le sue pubblicazioni nel 1975.
Sono rari i casi di longevità delle riviste, di solito sagomate su contesti che costituiscono la zona di passaggio dalla cronaca alla storia. Le cronache e le storie sono plurime, come i loro tempi. E quelli delle riviste sono solitamente brevi come il contesto che riflettono e cercano di orientare.
Per Segno il contesto è stato l'incontro fra le esperienze più avanzate maturate dentro la chiesa postconciliare e  l'orizzonte umanistico del marxismo da un lato e la guerra di mafia che si scatenava a Palermo negli anni '80 dall'altro. Lo stragismo mafioso, lo strabismo della classe dirigente, l'assalto allo Stato dei cortonesi, Palermo che diventa teatro insanguinato, icona mediatica, nuova metafora di uno scontro tra il bene e il male.
Quella stagione è finita. L'89 nel mondo e il '92 in Italia cambiano radicalmente lo scenario. Quel mondo e quell'Italia non ci sono più.
La rivista Segno cerca di orientarsi nel nuovo quadrante alla ricerca di nuove coordinate e punti di riferimento.
'Prima potevamo portare le persone a manifestare davanti i simboli dello scontro con i mafiosi. Oggi dove li portiamo? Davanti una banca?' ha domandato Nino Fasullo. Con l'aria di chi non ha una risposta e che la cerca anche qui ad Agrigento.
Non la troverà neppure qui o la troverà anche qui, fra i vecchi amici che quindici anni fa hanno dato vita a Fuorivista, magari con qualche innesto di trentenni, magari con una preliminare esperienza on line.
Ma la troverà solo se si avrà la voglia e il coraggio non tanto di 'spiegare' cosa sta succedendo ma più umilmente di raccontarlo.

 

NEL 'SEGNO' DELLA RICONCILIAZIONE? di Giandomenico Vivacqua

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E' stato presentato ad Agrigento nella sala chiaramontana del seminario l'ultimo numero della rivista 'Segno'. Sono intervenuti Giandomenico Vivacqua, Beniamino Biondi, Fausto D'Alessandro, Gaetano Gucciardo, Tano Siracusa, don Baldo Reina, il procuratore della repubblica di Agrigento Luigi Patronaggio e il direttore della rivista Nino Fasullo. Pubblichiamo il testo dell'intervento introduttivo di Giandomenico Vivacqua

Presentiamo questa sera l'ultimo numero di Segno, storica rivista palermitana di critica sociale e politica. Storica non perché vecchia di quarant’anni, ma perché durante questi quarant’anni ha saputo essere presente, malgrado le difficoltà tipiche dell’editoria indipendente, nel discorso pubblico della città di Palermo, intorno ad alcuni temi capitali della convivenza civile: la mafia, la povertà, il disagio sociale.

Durante tutto questo tempo, il mensile ha rappresentato un preciso riferimento culturale per quell’opinione pubblica riflessiva, generalmente di sinistra, portatrice di istanze di giustizia sociale e di riscatto morale. Col suo capitano, don Nino Fasullo, e con un gran numero di collaboratori – voci autorevoli provenienti dall’università, dalla chiesa, dall’intellettualità organica e disorganica, dagli ambienti artistici e teatrali – Segno ha orientato i suoi lettori ed ha contribuito alla maturazione di una più avanzata sensibilità civile verso le ragioni e le prospettive dello stato di diritto, proprio negli anni in cui queste ragioni e queste prospettive venivano messe a repentaglio dal piombo e dal tritolo stragistico dei corleonesi.

Ma delle ispirazioni originarie di Segno ci dirà don Nino, e ci dirà anche se e come tali ragioni siano declinate o mutate col tempo. Il suo editoriale, parla di questo.

 

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