Che gli oggetti che ci circondano nella nostra quotidianità siano dotati di una vita propria e di capacità di autodeterminazione è una fantasia che comunemente pervade il nostro immaginario infantile.
Ebbene, di tali facoltà sembra provvista anche la “protagonista” del romanzo, “La moneta di Akragas”, una preziosissima quanto minuscola moneta d’oro, unica al mondo, coniata ad Akragas, l’antica Agrigento, intorno al 400 a.C. durante l’assedio dei cartaginesi.
Seguendo le peripezie di questa moneta la cui volontà sembra essere quella di scomparire nel nulla, Camilleri conduce il lettore in un viaggio nel tempo che attraversa i millenni e gli eventi.
La storia ha inizio durante la presa di Akragas da parte dei Cartaginesi, quando il mercenario Kalebas fugge con un sacchetto pieno di monete d’oro appositamente coniate che costituiscono la sua paga; sopravvissuto all’eccidio però Kalebas muore a causa del morso di una vipera ed il suo ultimo gesto è quello di scagliare lontano il sacchetto che porta con sé disperdendone il prezioso contenuto.