E’ sempre interessante vedere quali colori inventi la lontananza, quella dei chilometri ma anche quella degli anni.
Luigi Galluzzo vive ormai da molti anni lontano da Agrigento, e
quando pensa ad Agrigento la vede immersa nel giallo e nel grigio. Il giallo della luce abbacinante, certo. Ma è il grigio che oggi, nella sua immaginazione, ha invaso la città e tutta la Sicilia.
Posso testimoniare che non è così, che non sono questi i colori che vedo dal balcone di casa mia, nel centro storico di Agrigento.
Io da qui vedo il giallo delle tegole sui tetti delle case imbrunito dalle muffe, poi uno svariare di verdi nella valle fino alla fascia azzurra del mare, che sbianca sopra l’orizzonte e si incupisce subito in alto, dove le rondini intrecciano già i loro voli. Questo con un’occhiata distratta.
Che il mare sia azzurro è infatti solo un’illusione della distanza, come nei quadri di Seurat e Signac. Stamattina, dalla spiaggia, il mare era tutto un ribollire di verde smeraldo, viola, bianco, blu cobalto, oro. Aveva le vibrazioni cromatiche di certe marine di Monet.
E due giorni fa, dalle parti della Kolymbetra, il giallo della
caracitula superstite e delle margherite era chiazzato dal rosso scuro della
sudda e dei primi papaveri. Sembrava di essere dentro un quadro dell’ultimo Van Gogh, che la luce di Arles aveva definitivamente fatto impazzire.