Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

i fatti

 

OASI, DESTINY E TORTE DI FANGO di Daniele Moretto

Monreale, 21 ottobre 2008. In un angolo tra i più ameni di Monreale esiste un antico convento in cui vivono unicamente quattro suore. (E’ uno dei tanti luoghi religiosi così utilizzati in Italia). Costruzione molto bella, panorama mozzafiato. Passeggio con un’amica e la porto a vedere il panorama. C’è movimento davanti al portone illuminato, una scritta nell’insegna: “Oasi” e qualcos’altro. Ci sono forze dell’ordine, una famiglia con tre bambine, una signora col pettorale della Croce Rossa che tiene in braccio un bambino di colore. Lo mette a terra, ci gioca, lo riprende in braccio, affettuosissima. Ne ripete il nome come a volerlo proteggere - il bambino e il suo stesso nome: Destiny. Il bimbo fa i suoi suoni, batte le mani, balla in tondo come a un ritmo ancestrale. “Destiny, che fai, così ti gira la testa!”. La signora della Croce Rossa lo riprende in braccio, lo avvolge di attenzioni, lo asseconda. Sa che ha la vita nelle mani. Lo accarezzo, me lo affida, è stupita: “Guarda, è il primo uomo da cui si fa prendere in braccio. Lo lasci pure, lo metta a terra”. Destiny riprende a vorticare. Un signore vuole portarlo dalla madre, dentro il convento, ma lei se lo riprende in braccio, dice che la madre lo tiene sempre a letto, che è depressa. La signora fuma, è in apprensione, il suo racconto spiega perché.

 

UN MATTINO AD AGRIGENTO, A PREGARE PER 12 POVERI CRISTI di Onofrio Dispenza

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Il mare è laggiù, quel Mediterraneo che è madre, culla e sudario. Attorno, la campagna ha già i colori dell'estate siciliana. C'è vento, e tutto fa pensare a quelle terre di là, sull'altra sponda, da dove questi 12 Cristi (come si dice da queste parti) sono partiti. Cimitero di Piano Gatta, Agrigento: si seppelliscono 12 dei tredici immigrati morti annegati mentre tentavano di arrivare in Italia. Un rito già visto, che si ripete, che si mette nel conto. La tredicesima vittima verrà sepolta in un paesino poco distante, Comitini, paese di minatori, di "carusi", quei bambini nudi che lavoravano fianco a fianco coi padri nelle viscere della terra, per lo zolfo. E morivano, padri e carusi.
Qui, sulle bare un foglio di carta numerato, da uno a dodici. Non hanno nome, erano irriconoscibili.
 

LA SINISTRA NON VEDE PIU' I TORTI DELLA DESTRA di Tano Siracusa

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Se qualcuno si fosse assentato nell’ultimo mese dall’Italia e per tutto questo tempo avesse deciso di staccare la spina dell’intero apparato mediatico, oggi tornando si stropiccerebbe gli occhi.
Sul volto di Berlusconi e, di riflesso, su quelli di tutti i suoi uomini si è stampato un sorriso amichevole rivolto alle facce perplesse, disorientate, degli uomini dell’opposizione.
Solo qualche ringhio leghista, subito soffocato, qualche sparata a salve di Marco Travaglio, un volenteroso mulinare di braccia di Di Pietro ricorderebbero gli attori e i ruoli che per un quindicennio hanno affollato il palcoscenico della politica nazionale.
Il capo del governo apre all’opposizione, dall’altra parte scrosciano gli applausi: ‘garbo istituzionale’, si dice, e se di questo si trattasse saremmo tutti contenti e grati agli uomini della casta. Ma di questo non si tratta o non di questo soltanto.
L’impressione è infatti quella di un vincitore che può porgere la mano al vinto solo perché quest’ultimo ha deposto le armi riconoscendo non solo la forza ma anche le ragioni del vincitore.
Prendiamo la questione della sicurezza ricondotta al problema dell’immigrazione clandestina.
 

CHIOSCHI COMBUSTI di Vincenzo Campo

Alle cinque del mattino del 3 maggio scorso, sul viale delle Dune di San Leone è stato distrutto uno dei chioschi a mare, l’Hmora; un mese prima, più o meno, la stessa sorte era toccata all’Holiday Park; un paio d’anni fa o giù di lì, non ricordo più esattamente quando, erano finiti in fumo il Jamaica e quello che gestiva Mario Pardo.
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Nessuno lo può dire con certezza, ma tutti pensiamo che questi incendi hanno un’origine dolosa e che sono collegati ad un mondo d’estorsioni. Nessuno lo dice ad alta voce e in pubblico ma tutti siamo convinti che dietro ci sia la mafia, comunque, persone in qualche modo riconducibili alla mafia; e con “mafia” intendo dire “Cosa nostra” perché tutti sappiamo che senza il placet di Cosa nostra cose come queste non se ne possono fare senza incorrere in sanzioni gravi ed evidenti.
Mi viene in mente un episodio che, all’apparenza, non c’entra nulla.
Nella primavera del ’96 mi capitò d’andare in Questura; per la prima volta -erano anni e anni che mi capitava d’entrare negli uffici della Polizia- notai che la maggior parte delle persone era in divisa, quando, fino all’ultima volta che c’ero stato, tutti, o quasi tutti, erano in abiti civili.
 

AGRIGENTO E IL SUO PARCO, CROCE E DELIZIA di Fabio Russello

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Tira una brutta aria ad Agrigento alla vigilia della discussione finale sul Piano particolareggiato del Parco archeologico della Valle dei Templi. E riguarda la chiusura della Panoramica e della Passeggiata, previsione che i progettisti hanno reso nota ormai da anni e che, nonostante il tempo, non è stata ancora digerita da – purtroppo – ampi settori della città. Prendiamo per esempio il presidente regionale degli architetti Rino La Mendola secondo cui Panoramica e Passeggiata “sono percorsi ampiamente storicizzati". Come se nel Settecento Goethe a visitare la Valle ci fosse andato con un bus di linea della Tua inquinante come una fabbrica lombarda degli anni Sessanta.

 

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