Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

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VINCENZO FARAVINO CI HA LASCIATO

Ieri è morto a Lerici Vincenzo Faravino, splendido magistrato ed ottimo amico, che ha combattuto a lungo e coraggiosamente contro il tumore, e poi non ce l'ha più fatta. Nel pomeriggio è stato salutato dalla moglie Elisa Graceffa con accanto la figlia Renata e gli amici più cari.

 

RISCATTARE LA BELLEZZA, LIBERARSI DALLE MAFIE di Angelo Piraneo

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Napoli 21 marzo 2009 – Il gesto capace di vincere sulla bruttezza e sulla cattiveria, sulla devastazione ambientale, sulla criminalità, sul male che serpeggia dappertutto, l’indifferenza, è un gesto etico. Quindi ''L’etica libera la bellezza'', riscattare la bellezza, liberarsi dalle mafie, in questo modo è stata intitolata la XIV giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, organizzata da Libera e tenutasi lo scorso 21 marzo a Napoli.
 

UNA PERICOLOSA EPIDEMIA di Giuseppe Crapanzano

Sicilia: un marocchimo morto di freddo a Messina, e ad Agrigento un prete accusato di considerare fratelli"i marocchini".

Lo chiamavano Giovanni. Era marocchino. Lo chiamavano Giovanni perche’ il suo nome arabo era impronunciabile. Giovanni e’ morto nel sonno, sopraffatto dal freddo di questo straordinario inverno siciliano, mentre dormiva su una panchina di piazza Cairoli nel centro di Messina. Di lui si sono accorti molte ore dopo, quando non c’era piu’ niente da fare. La stessa sorte era toccata un mese fa a un cittadino dello Sri Lanka. Solo la panchina e il luogo erano diversi. "Non sono certo io a dover dire di chi e’ la colpa di tutto cio’ - commenta il direttore della Caritas messinese, Nino Caminiti - non abbiamo posti a sufficienza per assistere i piu’ bisognosi, le istituzioni dovrebbero fare di piu’." Sull’altra sponda dell’isola ad Agrigento, un altro direttore della Caritas, don Vito Scilabra, si fa in quattro per assicurare un pasto caldo a stranieri in difficolta’. Un’opera fino ad oggi generalmente sostenuta. Qualcosa pero’ e’ cambiato. Una mattina don Scilabra viene affrontato da un gruppo di cittadini in via delle Orfane, nel quartiere storico della citta’. Si tratta, ironia della sorte, del quartiere arabo, dove la Caritas ha un centro di assistenza frequentato da una quarantina di extracomunitari. Quei cittadini prendono a insultarlo perche’ "aiuta i marocchini", come ha riferito un testimone, Nicola Pollicino, responsabile del centro di ascolto e di accoglienza San Giuseppe Maria Tomasi. Secondo quegli agrigentini, don Scilabra con la sua attivita’ mette a repentaglio il quieto vivere e la sicurezza del quartiere. Scilabra avrebbe voluto lasciar correre. Nicola Pollicino invece no, e ha denunciato i fatti: "Un caso di razzismo intollerabile", ha detto.

 

FRANCESCHINI, PD: A LAMPEDUSA VA TUTTO BENE?

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"Maroni si convinca di quanto sia insensata la sua politica della ''cattiveria'' per gestire il delicato problema dell'immigrazione''. Lo dice l'onorevole Angelo Capodicasa commentando i gravi fatti verificatisi oggi a Lampedusa. ''Sono bastate poche settimane perché si evidenziasse quanto sia scellerata una politica che produce solo tensioni, disordini e nessuna vera soluzione del problema''. ''Quanto successo oggi a Lampedusa era ampiamente prevedibile: siamo stati facili profeti nel denunciare quanto fosse esplosiva la situazione, nel corso della visita della delegazione del Partito Democratico, guidata dall'onorevole Franceschini, che visitando il centro nelle scorse settimane, ha potuto verificare direttamente il sovraffollamento e la precarietà delle condizioni igienico sanitarie''. ''Urge una modifica degli orientamenti del Ministro e del Governo, – aggiunge il parlamentare Democratico - Urge una presa di posizione del Presidente della Regione Siciliana: la finisca di fare il pesce in barile; assuma una posizione forte e seria; ricordandosi che Lampedusa fa parte della regione di cui è Presidente''. ''E' intollerabile che una delle aree pregiate della Sicilia, che potrebbe costituire una opportunità di crescita della nostra economia, diventi oggetto di sperimentazione di improbabili politiche di respingimento. Queste politiche non potranno avere altro esito che aggravare lo stato di disagio della popolazione residente, creare inutili tensioni senza minimamente alleviare, né tantomeno risolvere, il problema degli sbarchi e dell'immigrazione clandestina''. ''Lampedusa non può diventare la ''cavia'' di questo Governo, conclude Capodicasa, trasformandosi in un '''carcere a cielo aperto'' dove ogni arbitrio viene consentito nei riguardi di chi immigrato o richiedente asilo politico approda sulle nostre coste''.
 

SUL TAGLIO DEGLI EUCALIPTI DI BONAMORONE di Gaetano Gucciardo

<small>Disegno di Andrea Carisi <a href="http://www.suddovest.it/cms/?q=node/251">(Fuorivista)</a></small>
Disegno di Andrea Carisi (Fuorivista)
Non si può negare che il taglio degli eucalipti ha leso un paesaggio consolidato nella memoria dei cittadini e, dunque, può avere offeso. Tuttavia, come è risaputo, gli eucalipti costituiscono una specie esotica che, all’occhio sapiente, appare stridere col patrimonio colturale tipico della Valle dei Templi. Si legge nelle Norme tecniche di attuazione del Piano: ''La campagna che nel tempo si è insediata sul sito dell'antica Akragas costituisce il principale tratto dei valori paesaggistici della Valle dei Templi di Agrigento. Una consolidata definizione letteraria la indica come ''Bosco di Mandorli'', od anche, più correttamente, ''Bosco di Mandorli e Olivi'', dato che si tratta di un paesaggio policolturale nel quale si ha una grossa incidenza anche dell’olivo. Il suo stretto legame con l’insediamento archeologico ne fa un elemento di particolare pregio ed interesse: al di sotto dello strato coltivato è custodita la gran parte dell’impianto urbanistico dell’antica città, mentre tra le rovine degli antichi templi, mandorli e olivi secolari danno vita ad una simbiosi che disegna un paesaggio certamente unico e prezioso. E' una campagna, quindi, che custodisce le tracce della storia antica di questi luoghi e ne esalta i resti evidenti delle architetture monumentali [...]. Il mantenimento dei caratteri del paesaggio agrario storico, altrove perduto con l'ammodernamento delle campagne della seconda metà del XX secolo, e la sopravvivenza dei sistemi produttivi ad esso legati, fanno del ''Bosco di Mandorli'' un prezioso bene culturale che testimonia la storia degli ultimi secoli trascorsi in questi luoghi.
 

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