Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

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PAZIENZA, CE NE FAREMO UNA RAGIONE

Vittorio Sgarbi rinuncia alla cittadinanza onoraria agrigentina, che oggi  11 febbraio avrebbe dovuto ricevere ad Agrigento, nel corso di una cerimonia voluta dal sindaco Marco Zambuto.
Il sindaco di Salemi, dopo un lungo colloquio telefonico con Zambuto, ha deciso di non prendere parte alla cerimonia e di rinunciare al conferimento perché teme contestazioni e polemiche soprattutto dopo i fatti dello scorso dicembre, quando Sgarbi fu al centro di una contestazione.
 

 

SONO LA RAGAZZA CHE HA FILMATO LA CONTESTAZIONE A SGARBI

Sono Alessia Schembri, la ragazza che ha filmato la contestazione a Sgarbi, nonchè amica di Giuseppe e sua compagna di piccole-grandi battaglie per "la nostra terra da difendere". Volevo ringraziarla per questo articolo, per le sue parole.
La prima cosa che ho pensato quando ho letto la notizia della cittadinanza onoraria a Sgarbi è stata: "Zambuto vuole farsi perdonare del casino che abbiamo fatto a Dicembre!"
Peccherò di presunzione? Fatto sta che ormai non mi stupisco più di niente, ed è triste avendo solo 23 anni.
Noi italiani, siciliani e agrigentini abbiamo quello che ci meritiamo: politicanti imbevuti nel malaffare, servi prostrati innanzi a delinquenti e soggiogatori, bugiardi demagoghi, schifosi corrotti e disonesti. Perchè dico che è quello che ci meritiamo? Perchè se sono al potere è per una questione di numeri, di voti, e i voti sono persone. Io ho sempre votato persone che non hanno mai vinto: Rita Borsellino, Sonia Alfano, etc...
La sua controproposta di conferire la cittadinanza onoraria al mio amico Giuseppe è un bel pensiero, ma personalmente non credo che Giuseppe avrebbe apprezzato e accettato una qualsiasi onorificenza da persone come Zambuto. Con quel gesto, il sindaco di Agrigento ha dimostrato il suo canone di persone da "decorare". E queste persone non sono degne nemmeno di leccare le suole delle scarpe di Giuseppe Gatì.
Grazie ancora.
Alessia Schembri: alessia_schembri@libero.it

 

IL ''CASO ELUANA'' IN UNA PARROCCHIA DI PALERMO di Isabella Mezza

Don Cosimo Scordato e la sua comunità si affidano ad un referendum e non hanno paura di confrontarsi con la vita (e la morte)

Palermo. Quartiere Albergheria. Forse gli Arabi fecero qui i primi insediamenti sull'isola. Le strade ora, la domenica, sono coperte da banchi, da cose per terra, da passi di gente che le percorre, che vi sosta. Asiatici e nordafricani si uniscono e a volte si confondono con i locali. Albergheria: un quartiere multietnico al centro di Palermo. Alla fine o all'inizio di una delle strade, affacciata su una breve piazza, una Chiesa, quella di San Francesco Saverio. Barocca, scrostata, con alcuni decori roccocò. Sette gradini per arrivare all'entrata, dove qualcuno porge ai fedeli un foglio. La chiesa e' stracolma. C'e' gente che attraversa la città per assistere alla funzione domenicale. Quasi al centro della pianta a croce greca, don Cosimo Scordato celebra la messa delle 11,30. ''E' stata una settimana agitata questa - così comincia - vivacizzata da improprie polemiche politiche sulla opportunità o meno di sospendere le pratiche per mantenere in vita Eluana Englaro. E noi in mezzo''. Noi chi? Noi tutti. Noi che assistiamo alla farsa delle certezze. Parole dirette, pacate, espresse da un ''presbitero'' sulla cinquantina, che sull'abito bianco della funzione indossa una stola messicana, con i colori della Pace. I fedeli riempiono le panche, sono accalcati, in piedi. Lo ascoltano in silenzio. Tra le mani hanno il foglio che hanno preso all'entrata. In alto c'è scritto: ''A proposito di testamento biologico''. Stampato fitto sulle due facciate, dove il problema viene spiegato, ma certo non risolto. Alla fine un quesito: Ritieni che ognuno, nella previsione di incapacità di intendere e di volere e comunque di comunicare il proprio intendimento a seguito di malattia irreversibile, possa disporre preventivamente a quali trattamenti terapeutici essere sottoposto o possa rifiutarli?

 

SOSPESA LA PROCEDURA DI CITTADINANZA ONORARIA A SGARBI

Spostata a data da destinarsi la paventata cittadinanza onoraria a Vittorio Sgarbi da parte del comune di Agrigento. Saranno state le tantissime mail di protesta o altri impedimenti, fatto sta che giorno 11 febbraio non ci sarà l'annunciata cerimonia. Si è appreso intanto che a dare l'avvio all'iter di questa onorificenza sarebbe stato l'ex sindaco Calogero Sodano. Intanto i gruppi che  su Facebook hanno lanciato la campagna contro la cittadinanza a Sgarbi continuano la loro campagna che sta trovando centinaia e centinaia di adesioni. Molti legano l'opposizione alla cittadinanza onoraria a Sgarbi al ricordo del giovane Giuseppe Gatì, prematuramente scomparso, che fu protagonista di una ormai celebre contestazione al sindaco di Salemi. Si teme che il sindaco Zambuto invece di revocare definitivamente la proposta di Sodano voglia soltanto far passare un po' di tempo e magari far dimenticare il gesto di Giuseppe per riproporre poi l'onorificenza a Sgarbi.

 

LA NORMA DEI MEDICI DELATORI, UN ABOMINIO di Giandomenico Vivacqua

Se approvata, la norma che consentirà ai medici di denunciare i cittadini stranieri senza regolare permesso di soggiorno che si presentino loro per essere curati, rappresenterà un abominio giuridico che non ha precedenti nella legislazione repubblicana.  Basti pensare che l'art. 365, secondo comma, del Codice Penale (che pure è di matrice fascista) esclude per i sanitari l'obbligo del referto nel caso in cui questo esponesse la persona soccorsa ad un procedimento penale per qualunque fattispecie, anche per reati gravissimi.
Oggi si vuole consentire ai medici italiani di denunciare alla Magistratura il clandestino in quanto tale, in palese in violazione dell'art. 9 del Codice deontologico, che impone il segreto professionale quando dalla rivelazione della prestazione sanitaria derivi "un nocumento della persona o di altri.
  Il delinquente italiano o comunitario,  sia esso un capomafia, uno stupratore seriale, un pericoloso terrorista potrà, com'è giusto, se la sua salute è in pericolo, continuare a rivolgersi serenamente ad un medico italiano, senza correre il rischio di essere denunciato, mentre il cittadino extra comunitario senza permesso, per effetto della nuova disciplina, sarà indotto a non ricorrere alle cure del sistema sanitario nazionale, per il timore di essere segnalato alla Autorità Giudiziaria. Con quali effetti per la sua salute e per quella della comunità è facile immaginare.
Ci chiediamo  su quali libri di diritto e di storia abbiano studiato gli autori di una simile iniziativa legislativa, disumana e stupida. Quelli sui quali abbiamo studiato noi spiegano molto chiaramente quali immani tragedie possono accadere, quando in paesi di grande tradizione giuridica vengono introdotte, anche surrettiziamente, eccezioni razziali al godimento dei diritti umani.

 

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