Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

personaggi

 

CONSOLO SE NE VA. UN RICORDO di Francesco Taglialavoro

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''Mi siddia. Ora no''.
Quando, anni addietro --alla meta' degli anni '90 -- ero stato incaricato di seguire, per il Videogiornale di Teleacras, un incontro con Vincenzo Consolo al Circolo Empedocleo di Agrigento, fu proprio cosi' che mi disse lo scrittore di 'Nottetempo casa per casa'. Alla richiesta del giornalista inesperto che lo voleva intervistare, come si usa, prima dell'inizio dei lavori, Consolo rispose che era siddiato. Ed era siddiato, non tanto perché non voleva rilasciare l'intervista, ma perché dopo un suo primo cenno di accordo a farla, ci eravamo piazzati, operatore di ripresa con treppiede, lui ed io, nel corridoio al centro del salone, con tutti i suoi lettori già seduti che ci osservavano, obtorto collo (anche in senso letterale), i quali, pur di ascoltare la sua conferenza, avrebbero atteso la registrazione dell'intervista.
Sarà stato per rispetto dei presenti, che quell'intervista televisiva, fu interrotta, anzi neanche iniziò. Mi disse, proprio così, ''no, mi siddia, ora no: facciamola alla fine''.
 

LO CHIAMAVANO PEPPE GESU' di Alfonso Leto

Peppe Gesù in una delle sue impareggiabili performance
Peppe Gesù in una delle sue impareggiabili performance
''Giuseppe Guddemi, 53 anni, disoccupato'' è stato ''ucciso, a Ribera, accoltellato dal fratello'', si legge, stavolta nella cronaca nera. Nemmeno adesso da morto, sulla carta e sul web, hanno voluto dargli la qualifica che ha cercato e meritato a pieno titolo per tutta la vita: quella di artista autentico. Come Stracci crocifisso, ne ''La ricotta" di Pasolini'', ''doveva morire perchè ci si accorgesse che è esistito''. Tutti lo conoscevano come ''Peppe Gesù'', per via delle sue performance continue in cui ''impersonava'' l’icona apocrifa di un Cristo ambulante nella sua Mercedes dorata di spry-nitro trasformata in una giostra-santuario luccicante, abitata da un tripudio di gadgets devozionali e bandiere Italia-USA, e lui, dorato di tutto punto come un Elvis contraffatto e sopraffatto dalla grazia di un Dio ''non omologato'', con la sua barba e i capelli da profeta biblico, portava in giro la sua gioia di profeta dell’arte, come esperienza totalizzante che partiva dal suo corpo, passava per la sua automobile e approdava nel suo habitat ideale, tra la Palestina e Las Vegas (nella realtà: tra Cattolica Eraclea e Ribera) con i suoi straordinari e monumentali ''accumuli''
Peppe Gesù davanti ad uno dei suoi assemblages ''accumuli''
Peppe Gesù davanti ad uno dei suoi assemblages ''accumuli''
che avrebbero fatto la gioia di Switters, di Dubuffett, del museo dell'Art Brut di Losanna e dell'East Village; invece quì bollati sbrigativamente, come ''un immondezzaio abusivo'' e, nel 2005, sequestrati, con la confisca del suo terreno, costandogli seri guai giudiziari.
 

RESOCONTO DI UNA SPEDIZIONE UMANITARIA di Aldo Lo Curto

Ciao amici,
la spedizione umanitaria in Mongolia si e' svolta con la collaborazione della volontaria italiana Barbara Scacheri,e la dottoressa Surenkhuu proveniente dalla capitale Ulan Bator. Molto utile anche la collaborazione dell'interprete Purevdolgor
Le zone visitate sono state:
A) LA STEPPA DEI NOMADI BURIATI, nel nord est della Mongolia al confine con la Manciuria cinese e la Siberia russa. In particolare come in passato siamo stati ospiti nell'ospedale di DASHBALBAR, un villaggio di mille abitanti, attorno al quale ci sono circa 5000 pastori nomadi con le loro tende (GER) e i loro animali (cavalli,cammelli,capre pecore mucche); dopo una breve visita alla POLIZIA DI FRONTIERA e la donazione di medicine essenziali, sono stati VISITATI e curati i malati del villaggio.
In seguito ad incontri con esponenti delle istituzioni locali (direttore dell'ospedale, kindergarten, scuola elementare e media, centro anziani, centro culturale) sono stati donati APPARECCHIATURE TECNICHE e MOBILI PER UFFICIO per svolgere meglio la loro attivita'.
E' stata segnalata anche una famiglia estremamente indigente a cui e' stata OFFERTA UNA GER (tenda) e l'arredamento indispensabile interno.
Dopo una settimana, sulla via del ritorno, passando per la citta' di CHOIBALSAN abbiamo visitato un ORFANOTROFIO (donazione di cibo, giocattoli e materiale didattico e sportivo, guanti), e la PRIGIONE locale (donazione di farmaci all'infermeria, di una lavatrice, di un ferro da stiro e di materiale perche' i 50 detenuti possano produrre artigianato, la cui vendita va poi a beneficio delle loro famiglie).
B) LA CAPITALE ULAN BAATAR
 

LA MASSIMA ONOREFICENZA ROTARIANA A MONS. FRANCESCO MONTENEGRO di Carmen Campo

Monsignor Francesco Montenegro
Il Rotary Club di Agrigento ha conferito all'Arcivescovo la ''Paul Harris Fellow'' (amico di Paul Harris, avvocato statunitense, fondatore nel 1905 del Rotary International). La consegna della medaglia, di un distintivo da portare al bavero della giacca, entrambi con l'immagine del fondatore e dell'attestato di benemerenza è avvenuta il 17 dicembre durante la cerimonia della cena degli auguri di Natale. Il presule, su invito del presidente in carica, Luigi Attanasio, ha assistito al concerto di Natale, tenuto dal coro Santa Cecilia, ed ha proposto ai numerosi astanti le sue riflessioni sul senso del Natale e dei suoi simboli, e soprattutto del Presepe, che rappresenta un Dio che ama gli uomini fino ad incarnarsi, ma, lungi dall'essere la favola bella che si narra ai bambini, è scandalo ai nostri occhi, per la povertà estrema in cui nasce il Re dei Re.

Il Paul Harris Fellow è il più alto riconoscimento che ciascun Rotary Club può conferire, in memoria del fondatore, a chi si è particolarmente distinto, con la sua professione e con la sua testimonianza, a contribuire al diffondersi della comprensione e delle relazioni amichevoli fra gli uomini. In altri termini il Rotary intende premiare chi, a prescindere dall'affiliazione nel sodalizio, abbia dato testimonianza dei valori etici su cui si basa il Club. In particolare il Rotary di Agrigento ha conferito la Paul Harris Fellow a S.E. Francesco Montenegro in segno di apprezzamento e riconoscenza per la rinnovata vitalità data alla nostra Diocesi e per il generoso spirito di servizio con cui assolve al suo prestigioso mandato.
 

SONO USCITO TURBATO DALLA CHIESA di Giandomenico Vivacqua

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Sono stato al tuo funerale. Il sacerdote che officiava non ha detto nulla su di te, salvo un riferimento alla tua giovane età e al conseguente strazio della tua famiglia. In compenso ha dottamente citato Foscolo e Carducci. Non sono un acceso anticlericale, tutt´altro, ma mi ha profondamente irritato quel modo impersonale di disbrigare la funzione, riassumendo il mistero della tua breve vita terrena e lo scandalo della sua fine nel preteso significato metafisico della morte in sé. 

Nessun ricordo dell´uomo Giuseppe, delle sue idee, delle sue passioni, del suo carattere, delle circostanze inaccettabili della sua scomparsa. Come se tutto questo non potesse avere cittadinanza nel rito, come se il diritto ad essere commemorati (ossia ricordati  collettivamente) spettasse nella casa di Dio solo ai titolari di una biografia   conforme al senso comune cattolico, non stridente coi valori medi della
comunità. Cosa ci ha voluto dire, quel sacerdote, con le cose che non ha detto?
Sono uscito turbato dalla chiesa.

Possibile che nessun aspetto della tua vita meritasse di essere richiamato come un esempio su cui riflettere? Possibile che  i tuoi anni, pochi ma vissuti generosamente, non offrissero a quel sacerdote neanche uno spunto di riflessione sul senso della vita, della tua e della nostra, non in astratto ma nel contesto di questa nostra terribile terra? Che
cosa vedeva di estraneo, di irriducibile al suo ministero quel prete nella tua vicenda umana, da tacerne tanto accuratamente ogni particolare?
Uscendo, ho incrociato lo sguardo di una ragazza magra che accorata ti piangeva, in silenzio. Non l´avevo mai vista prima, ma ci siamo misteriosamente riconosciuti e intensamente abbracciati.

 

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