Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

personaggi

 

''IO VOGLIO VIVERE IN SICILIA, MA NON IN QUESTE CONDIZIONI'' di Giuseppe Gati' *

Con alcuni amici l’altro giorno mi sono recato presso la biblioteca comunale di Agrigento per contestare con volantini e videocamera Vittorio Sgarbi. Ci siamo soffermati su due punti in particolare: la condanna in via definitiva per truffa aggravata ai danni dello stato, e quella in primo e secondo grado, poi andata prescritta, per diffamazione del giudice Caselli. Dopo quasi due ore di ritardo ecco che arriva, in sala la gente rumoreggia e fischia.

Il commento CE NE RICORDEREMO DI GIUSEPPE di Giovanni di Girgenti

Il video dovrebbe visualizzarsi qui

 

CE NE RICORDEREMO DI GIUSEPPE di Giovanni di Girgenti

L'abbiamo visto nelle immagini di un video che ha fatto il giro dei principali siti nazionali: non è necessario condividere le forme e i contenuti del suo gesto per dire che Giuseppe Gatì ha mostrato un'ammirevole dignità e coraggio nell'interrompere Sgarbi proprio mentre cominciava ad usare un linguaggio sboccato davanti ad una platea adorante convenuta nella biblioteca 'Franco La Rocca' di Agrigento per la presentazione del suo ultimo libro. Accanto e attorno a Sgarbi il potere cittadino: sindaco, presidente della provincia e una parte di quel ceto borghese professionale che vede in Sgarbi un tribuno dell'anticonformismo, sempre schierato con chi comanda, e un maestro della (in)civiltà del vituperio.  Giuseppe ha ricordato ai presenti alcuni episodi della vita di Sgarbi, il suo essere un pregiudicato e le sue sistematiche campagne contro Caselli e il pool della procura di Palermo.
Uno scandalo inaudito, ed era invece il punto di partenza ovvio di ogni giudizio nei confronti del sindaco di Salemi. Lo hanno strattonato, spintonato, minacciato e lui fermo nella sua dignitosissima denuncia. Sgarbi in un primo momento sembra non capire, poi stampa sul suo volto cereo un sorriso di commiserazione ed infine vira verso i suoi più congeniali furori quando realizza che il tutto era ripreso da una videocamera.
Rimasi colpito dal gesto di Giuseppe: in una città spesso cinica e sussiegosa, accidiosa e corriva irrompeva la fresca indisponibilità di stare nel mucchio e la forza di urlare verità nascoste. Da parte di un giovane sconosciuto.
 

LA STORIA DI CESAR O DELLA SOLITUDINE di Michela Ladu

Cesar: l’eccezione che conferma la regola?
Un giovane poeta spagnolo mi ha dato un ottimo consiglio: “Abbraccia e bacia tutte le persone che possono trasmetterti energia positiva”. Suggerimento che ho accolto senza difficoltà quando ho incontrato Cesar: radiologo peruviano ad Oristano da due anni per motivi, appunto, professionali.

 

'IL MIO NOME E' SAMIR E QUESTA E' LA MIA STORIA' di Pietro Baiamonte

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Ero andato a trovare gli amici, e vecchi compagni di lavoro, presso il centro di accoglienza “Casa di Tarik”. Mi piace l’aria che si respira in quel luogo, che custodisce alcuni tra i ricordi più belli e più forti della mia vita. È un’atmosfera di goliardia perenne e di perenne cura: e la goliardia stempera la cura e gli affanni che la contiguità con memorie dolorose, di un dolore senza scampo talvolta, trasmette, anche quando resta sulla soglia di uno sguardo.

 

CONDIVISIONE DI UN ENTUSIASMO di Rita Bertolone

Rita Bertolone e i soci di <a href="http://siciliaineuropa.net">Siciliaineuropa</a> in visita da Lorenzo Reina
Rita Bertolone e i soci di Siciliaineuropa in visita da Lorenzo Reina
Sabato 7 Febbraio io e i soci Giuseppe Zaffuto, Angela e Giovanni Minutella siamo stati sulle montagne di S. Stefano di Quisquina ospiti di Lorenzo Reina ''Il Pastore delle Nuvole''. Lo conoscevamo per contatti telefonici, attraverso il web e per via di una trasmissione di Geo&Geo a lui dedicata, sapevamo che la sua Fattoria Didattica giù in Sicilia era un punto di eccellenza, ma visitarla ha significato per noi molto di più. Da quel posto abbiamo portato un ricordo meraviglioso fatto di arte, di natura, di umanità, di colori e di sapori che non ricordavamo e forse non conoscevamo. Abbiamo espresso ammirazione per la sua opera di scultore, consapevoli che il giudizio su di essa deve essere affidato a chi dispone di una cultura adeguata a poterne dare una visione critica. Non ci poteva sfuggire però la magnificenza della sua più grande opera d’arte, cioè la restaurazione di quel quadro fatto di uno pezzo montagna sicana sospesa in uno spazio che non si capisce essere più vicino al cielo o alla terra. Lorenzo ha ridisegnato ed esaltato la bellezza di quel luogo ristabilendo il fascino del rapporto integrato tra l’uomo è la natura così come suo padre gli aveva trasmesso, la sua cultura e la sua arte hanno reso fruibile questa bellezza a chiunque abbia la consapevolezza di assorbirla. Aver lasciato condizioni più comode e più agevoli aspettative per tornare a misurarsi con la severità della montagna per una promessa fatta al padre di per se gli fa onore, ma noi che lo abbiamo conosciuto lì ora sappiamo che Lorenzo non ha fatto nessun passo indietro nel suo percorso di vita, semmai ha fatto molti passi avanti verso la crescita e l’evoluzione del suo spirito. Speriamo con tutto il cuore che i suoi figli si trovino un giorno nella volontà e nelle condizioni di poter rinnovare la stessa promessa a lui.
 

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