Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

MINORI MIGRANTI A PORTO EMPEDOCLE: PICCOLA STORIA IGNOBILE di Pepi Burgio

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Sono ormai trascorsi diversi anni da quando, durante un talk show di successo, Carmelo Bene, solo contro tutti, gridava ai giornalisti presenti al Teatro Parioli, una verità tanto scontata quanto misconosciuta: spesso le notizie che gli organi di stampa propongono, informano i fatti piuttosto che informare sui fatti. Ovvero, di frequente, i giornali apparecchiano, lavorano, danno forma alla realtà, cucinandola secondo modalità attinte alla sciattezza, alla superficialità, al paraculismo, o, ed è la tendenza forse più irritante, a qualche adolescenziale velleità letteraria mai del tutto sopita. Forse esagero, eppure un filosofo tedesco già nell’‘800 paragonava sarcasticamente la solidità e la robustezza del prodotto del lavoro del giornalista a quello di uno stuccatore. “La stampa - diceva ancora - è il rumore permanente del nulla”. O forse non esagero se penso a come media e istituzioni hanno descritto con fantasia iperbolica l’avventura dei 44 minori non accompagnati di Porto Empedocle. Un lettore, fai conto della provincia di Ragusa, dai resoconti forniti dai vari organi di informazione, avrebbe potuto rappresentarsi la situazione dell’ordine pubblico della cittadina in qualche modo simile a quella che ha anticipato i moti di Reggio Calabria al tempo del boia chi molla.

 

TASSA DI SOGGIORNO? INVESTIRE IN COMUNICAZIONE di Vincenzo Campo

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A poco meno di due mesi dall’introduzione ad Agrigento della tassa di soggiorno, si apre il dibattito sull’utilizzo dei relativi proventi e si fanno più forti i dubbi che già s’avanzavano ancora prima dell’introduzione stessa sul possibile sviamento dal fine dichiarato, che è l’utilizzo a fini turistici.

La mia idea di base sulla questione dell’utilizzo di tali nuove entrate, muove dal presupposto per il quale Agrigento non è una città a vocazione turistica, come recita un fastidioso refrain che tutti ripetiamo senza coglierne il senso, ma, in realtà è già una città turistica; turistica punto e basta, e forse con una scarsa vocazione turistica, se la vocazione è quella sorta di forte chiamata che viene da Sfere alte e importanti.

Una città a vocazione turistica è una città che turistica non è –o che non lo è ancora-, cioè che non è visitata, ma che sente il desiderio forte di diventarlo; una città che sa di avere un patrimonio artistico o culturale o storico o di divertimento o di tutte queste cose insieme, che sa di possedere attrattive che possono interessare persone che vivono altrove, ma che, invece, non è visitata.

Dal mio punto di vista, Burgio o Naro o anche Palma di Montechiaro, per fare solo degli esempi, sono città che possono diventare turistiche, ma che non lo sono o lo sono solo in minima parte; città che possono acquisire una vocazione turistica se “colpite” una chiamata analoga a quella che fece diventare Paolo di Tarso da persecutore di cristiani ad apostolo e Santo o anche Martin Lutero, da aspirante leguleio a Monaco agostiniano prima e fondatore di una chiesa dopo,.

 

L'ANIMA (?) RAZZISTA AVANZA IN ITALIA di Alfonso M. Iacono

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Il razzismo avanza e si diffonde. Sta diventando senso comune. Attraversa partiti come il PD e persino la Chiesa con i suoi vescovi sta cambiando tono. Non c’è bisogno di dichiararsi razzisti per diventare ragionevolmente conniventi con la destra aggressiva. Si può essere moderatamente antirazzisti e poi rifugiarsi nel realismo politico e nella legalità che spesso sta dalla parte dei più forti. Nei 5Stelle l’anima razzista avanza, naturalmente in nome della legalità e alla ricerca del consenso. A Roma picchiano e sgomberano etiopi e eritrei e lo stesso capo della polizia si chiede che fine hanno fatto i soldi per l’accoglienza. Tutti si accapigliano sulla frase del poliziotto che invitava a spezzare le braccia a chi si ribellava, una frase orrenda. Chi l’ha detta va perseguito. Ma sarebbe cambiato qualcosa se le manganellate fossero state date in silenzio? La sindaca Raggi sta eloquentemente zitta, Di Maio con le sue dichiarazioni scopre la sua visione del mondo sostanzialmente xenofoba e razzista (per fortuna c’è Fico che non la pensa come lui) e si avvicina pericolosamente ma non sorprendentemente a Salvini, mentre dall’altro lato, quello governativo, è un fiorire di discorsi ragionevoli, azioni ragionevoli, decisioni ragionevoli su come fermare il flusso dei migranti. Il realismo moderato e democratico che cerca di fronteggiare il flusso dei migranti con altri mezzi, diciamo così più dolci e che viene giustificato proprio come un tentativo di fermare la destra aggressiva, spesso, con questo metodo, ottiene l’effetto contrario. E’ proprio così invece che il razzismo si diffonde e si afferma, quando alle grida e alle azioni fasciste si associa la ragionevolezza di chi, avendo paura della diffusione di consenso che ottiene la destra, cerca di farle concorrenza accontentandola in modo meno rozzo e più corretto.

 

"CARO TANO, TI INVIO ALCUNI FRAMMENTI DI UN DISCORSO SUL BENE" di Pepi Burgio

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Carissimo Tano, oggi, poco prima di pranzo, ho letto il tuo bell’articolo sui migranti, fedele, realistica descrizione di una realtà per nulla incandescente, a meno che tale aggettivo, copiosamente adoperato in questi giorni da alcuni prestigiosi commentatori della querelle, senza che io lo sappia sia divenuto, intanto, sinonimo di mortificante. Dopo una breve siesta pomeridiana, un’immediata, spontanea associazione di idee mi ha portato a compulsare freneticamente i miei quadernetti di appunti, perché sapevo che vi avrei trovato qualcosa da porre in relazione al silenzio (imbarazzato?) dei tanti che su questa triste vicenda dei “minori non accompagnati” di Porto Empedocle avrebbero potuto spendere anche una sola “parola buona”.  

Vorrei, dunque, che tu mi aiutassi a ricordare, così, per mera curiosità, da quale fonte sono attinte le citazioni che riporto, poiché le ho ritrovate come meri frammenti che mi piacerebbe ricomporre nel discorso originale che essi lasciano intravedere. Eccole.

 

PORTO EMPEDOCLE E I MIGRANTI di Tano Siracusa

Negli ultimi cento metri prima dell’imbocco della galleria i bordi della carreggiata sono una discarica di sacchetti della spazzatura, indesiderata conseguenza dell’avvio della raccolta differenziata avviata dal Comune. Poi, uscendo dalla galleria si può osservare sulla destra il  gigantesco cavalcavia  che interrompe il suo slancio a cinquanta metri dalla collina, bucata da un misterioso tunnel.  Involontario, visionario monumento alllo spreco. A poche decina di metri, accanto ad un canneto, l’enorme fabbricato della Montedison, ultimo rudere dell’insediamento industriale di mezzo secolo fa.

Porto Empedocle (Foto Tano Siracusa)
Porto Empedocle (Foto Tano Siracusa)

 

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