Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

"EXTRA OMNES" di Venerando Bellomo

radi.jpg

E se ne stava lì. Davanti alla solita edicola col giornale sotto il braccio, un profilo antico col naso adunco, affilato, gli occhiali di tartaruga, il berretto all'inglese, stretto nel paletot di qualche decennio prima, che indossava con il riguardo che si ha generalmente per le cose nuove fiammanti.

Ma per lui il nuovo, dall'abbigliamento alle cronache, era il passato, non quello recente, ma uno a metà con quello che la grammatica indicava come trapassato, che non trovava disciplina e paradigma sui testi scolastici, ma che stava in tutta la sua lapidarietà nella memoria.

Sotto quel cielo, come l'asfalto consunto, così come ormai da settimane, da mesi, attendeva forse qualcuno, uno dei suoi compagni, un suo discente: di quelli che aveva, in quegli anni fulgidi, formato nella sezione di partito e che dopo era diventato suo seguace: allievo di quelle dottrine che erano state piegate alla concretezza ed al contingente.

E quello poi apparve, si materializzò quasi dal nulla: una sagoma imbacuccata che usciva da quella nebbiolina tipica che, in autunno, caratterizzava i boulevard del lungosenna.

Ed anche questo motivo di ambientazione, a ben vedere, secondo gli argomenti che gli erano consoni, era un segno dell'internazionalità negletta del suo paese.

Ora, d'inverno, era Parigi, diventava, poi, in primavera, il crinale erboso di Ortisei, ma anche Milano o Bruxelles.

E tutto, perciò, era accaduto anche qui, ancor prima che tutto avvenisse secondo le cronache di maggiore ampiezza e rilievo.

Le alchimie politiche, le svolte sociali, quelle ecumeniche, quelle conciliari, lì al suo paese, erano già storia, prima ancora che la cronaca ufficiale le raccontasse, come se questo avesse ingravidato la storia maggiore.

 

QUEL CHE VIDE SILVERIA di Alfonso Lentini*

La balaustra della terrazza, sorretta da una candida sequenza di colonnine, sembrava a sua volta sostenere, rimarcandola, la linea affilata del mare che vi si adagiava sopra. Sormontato il tutto da una barocca baldoria di nuvole.

Là, nello spazio sovrastante quella linea, secondo le millenarie meccaniche dei cosmi, sole luna stelle, talvolta comete e ogni altro corpo astrale ogni giorno scivolavano giù, scorrendo sulla superficie del cielo e infine sembravano squagliarsi nel mare. In una parola: tramontavano.

Questo accadeva da sempre, ben prima che la terrazza, insieme alla gran villa ottocentesca, venisse edificata; ben prima che venissero al mondo umani capaci di costruire e ville e terrazze; ben prima che sulla terra nascessero uomini o altre specie viventi in grado di percepire il moto degli astri. Tramontavano – sole luna stelle e ogni altro corpo astrale – assecondando, docili, i movimenti delle sfere.

Accadde però qualcosa che fece incrinare tutto questo. Fu un crac, un tumb, un clang-frrrr, fu l’evento. E la prima testimone ne fu Silveria, che in quel fatidico istante ebbe a trovarsi ad occhioni spalancati proprio su quella terrazza, dolcemente distesa su una sdraio con le gambe allungate verso l’orizzonte marino.

Ma non accadde all’improvviso. Accadde, l’evento, il vrrrr, preceduto da qualche lieve turbamento delle cose.

 

 

LA GRANDE LUCE - UN RACCONTO di Tano Siracusa

Vincent van Gogh, 'Campo di grano con volo di corvi' (Wikipedia/pubblico dominio)
Vincent van Gogh, 'Campo di grano con volo di corvi' (Wikipedia/pubblico dominio)

V. guardò oltre la finestra  socchiudendo le  pupille, con la lenta, sospettosa curiosità di un gatto.  
Provava avversione per quegli animali inaffidabili, la cui unica regola di vita sembrava la ricerca di una incomprensibile soddisfazione. 
Ma come per i gatti i suoi tempi non erano governati dall’ora condivisa degli orologi, neppure per mangiare o dormire.  
Spesso scriveva e mangiava, a volte dipingeva in piena notte. 
Si era da poco svegliato in una stanza che non riconosceva, su un letto a una piazza e mezzo dove aveva dormito a lungo. Gli sembrava di avere trascorso un’enormità di tempo a sognare e adesso si sentiva uscito da un mondo appiattito, da una sconfinata superficie dove formicolava una luce verde e da vuote pareti dai colori smaltati, blu cobalto, ocra, arancio, azzurro oltremare, e quel rosso fiammeggiante, metallico, che sarebbe  piaciuto al francese, pensò all'improvviso. 
E le voci di nuovo che soffiavano nelle sue orecchie, gli insulti, le calunnie.
Su un tavolo accanto alla finestra c’era una Bibbia, una bacinella, una caraffa di vetro piena a metà d’acqua, e la sua pipa. 
Alle pareti erano appesi dei quadri di paesaggio, alla maniera di Corot, e il ritratto di una ragazza seduta, che fingeva di  sorridere stupidamente verso il fotografo. 
V., guardò di nuovo fuori, il cielo ancora bianco sopra i tetti delle case basse, il campanile della chiesa che gli parve leggermente inclinato verso destra. Il campanile di st. Bernard. 

 

FARM CULTURAL PARK:STATI GENERALI DELLA CREATIVITA' GIOVANILE di Andrea Bartoli

app.jpg

Tre giorni di energia atomica-creativa. A Favara, ancora una volta, tutta colpa di quegli scalmanati di Farm Cultural Park. Gli stati generali della creatività giovanile in Italia.

La prima edizione di OPP Festival – Energie U18 organizzato da Farm Cultural Park con e per gli adolescenti e i giovani, in collaborazione con il Comune di Favara, Palazzo Cafisi, Quid Vivolo Luna, IF e Marziapan è stato un successo di contenuti, di amicizia e di incontri, di valori e talenti e ovviamente anche di pubblico, poco meno di 6.500 persone in tre giorni.

La musica è stata la regina.

I più talentuosi giovani cantautori siciliani, Alessio Bondì, Sergio Beercock e Aurora D’amico hanno messo la ciliegina sulla torta a tante esibizioni di giovani musicisti che si sono sfidati in un contest di altissimo livello e alle straordinarie esibizioni a sorpresa generate dal momento OPEN MIC, microfoni aperti. Il tutto sapientemente gestito dai ragazzi di 800° records, casa discografica palermitana.
Accanto alla musica, tantissima danza contemporanea, hip-hop, performing art, teatro sperimentale. Per tre giorni i Sette Cortili a turno si sono animati di musiche e coreografie a sorpresa e originali rappresentazioni teatrali.

Talk, workshop, laboratori ed esibizioni di fotografia con due straordinarie mostre ancora visitabili di Paolo Raeli e Zoe Vincenti. Sul palco, un insuperabile direttore d’orchestra, Alessandro Cacciato, ormai leader incontrastato nel racconto delle esperienze di eccellenza del sud Italia.

Ed ancora architettura, autocostruzione, design, disegno e scrittura creativa, cinema , innovazione sociale e cooperazione, volontariato e impegno sociale. Ma anche make up, hair style, tattoo, fashion, agricoltura urbana e food, sport e mille altre cose ancora.

 

LINOSA, L'ISOLA DEI GATTI di Tano Siracusa

La buona notizia è che sull’isola tre donne sono incinte. Non succedeva da anni. All’anagrafe di Linosa risultano residenti più di 400 persone, in realtà di inverno sull’isola ne abitano meno di 300.
Pochi bambini, molti anziani, ma per loro Linosa è un paradiso dice Pietro un cinquantenne, proprietario di uno dei tre bar che ad orari incerti aprono anche d’inverno.
I giovani sono partiti, sono andati a lavorare e mettere su famiglia nelle città del nord o fuori dall’Italia. Operai, diplomati, laureati. I nonni sull’isola, i figli e i nipoti sulla terraferma, lontano.
Giovani infatti se ne vedono davvero pochi.
Uno dei trentenni rimasto sull’isola, Enzo, fa il pescatore. Ieri ha preso una cernia di 13 chili e molto altro pesce pregiato, ma le due notti precedenti non aveva pescato niente.
D’altra parte, dice il proprietario del bar, questa non è mai stata un’isola di pescatori, ma di contadini.

 

RSS Feed

Image CAPTCHA
Enter the characters shown in the image.