Penso di sapere cosa spinga Antonio Lubrano ad interrompere le sue vacanze e a venire a Santo Stefano Quisquina per due sere d’agosto, il 6 e il 7, a raccontare la canzone napoletana.
Dico subito che i soldi non c’entrano, verrà gratis. Meno che mai c’entra l’ umana e naturale vanità: Antonio con la sua carriera impareggiabile è una specie di monumento nazionale riverito ovunque e da tutti rispettato e ossequiato e l’omaggio dei quisquinesi, per quanto autorevole, non aggiungerebbe molto.
Ve lo dico io allora: la voglia di conoscere Lorenzo Reina e di stare in mezzo al suo teatro di pietra miracolosamente impiantato su un acrocoro delle sue terre alle spalle del santuario di Santa Rosalia alla Quisquina.
Antonio ha visto le foto del teatro, ha ascoltato la storia di Lorenzo, pastore scultore e fondatore di una fattoria dell’arte che si nutre degli afrori di pecore omeriche e di dionisiaci asini.
Ha capito che il teatro di Lorenzo si candida ad ospitare incontri d’arte con la pretesa di mostrare come non ci sia vera arte se non in continuità con la vita quotidiana, quella autentica.