Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

memoria

 

DOV'E' IL BUSTO DI CAVOUR? di Vincenzo Campo

PzaCavour.png

Una presenza ingombrante, quella di Camillo Benso conte di Cavour; tutti i giovani erano d’accordo e avrebbero voluto che così non fosse stato; ma non si poteva; non si poteva andare contro il corso della storia, non si poteva ostacolare il corso obbligato delle cose; bisognava che si riconoscesse merito a chi era stato primo Presidente del consiglio dei ministri dell’Italia unita; per quanto antipatico potesse essere, era assolutamente impossibile pensare di disfarsi di colui che aveva inventato il “centro”, quel luogo politico che è stato quel baricentro dell’Italia, che, spostandosi ora un po’ a destra, ora un po’ a sinistra, fatta eccezione per il periodo fascista, piaccia o no, ha retto il Paese fin dalla sua condizione pre-unitaria ai giorni nostri. E perciò era inevitabile: egli stesso era il centro e al centro doveva stare. I giovani, si sa, e guai se così non fosse, sono ribelli: anelano al cambiamento radicale, vorrebbero raggiungere gli obbiettivi tutti, subito e senza mediazioni e, invece, lì, di fronte a lui, quelli della mia generazione, impotenti, dovevano necessariamente mordere il freno e nulla potevano contro di lui: era un Padre della Patria; si sa che, per la verità, non ci aveva neppure pensato ad adottare questa Patria, che, da buon ministro di Casa Savoia e ben sapendo di non essere altro che questo, realisticamente avrebbe solo voluto allargare lo striminzito Regno di Sardegna; ma poi il gioco gli era sfuggito di mano e aveva realizzato quello che era stato il sogno della sinistra ed era finito col fare l’Italia “una d’arme, di lingua, d'altare,/Di memorie, di sangue e di cor”.

 

ANNI SESSANTA AD AGRIGENTO

gigi.jpg

Siamo a metà degli anni sessanta. Il direttore dell'Enal, un ente che favoriva le attività sportive dei figli dei lavoratori, Paolo Torregrossa avviava al basket centinaia di ragazzi e fondava l'Ercole, la squadra che vedete in posa. Si giocava in via San Vito su un terreno pavimentato con mattonelle grigie fissate sulla malta col contributo determinante degli stessi giovani cestisti. Prima il campetto di basket era a San Leone dove era prudente non scivolare per non provare sulla propria pelle la ruvidezza dell'asfalto che ricopriva il terreno di gioco. Dopo, molto dopo, venne costruito il palazzetto dello sport 'Pippo Nicosia'. Volete provare a riconoscere i giovani cestisti? Vi diamo un aiuto: il signore maturo che sta in piedi è proprio Paolo Torregrossa

 

UN TESTO DEL '68 DI LEONARDO SCIASCIA MAI STAMPATO

Nel 1968 frequentavo l’università a Pisa. Durante le vacanze ritornavo ad Agrigento e insieme a Tano Siracusa, Maurizio Iacono, Mimmo Vella e altri cercavamo di scuotere la rassegnazione dei nostri concittadini sul tema della penuria di acqua. Organizzammo un sit-in davanti alla prefettura e forse fu per questo che, giorni dopo, gli autori del documentario 'La grande sete' mi chiesero una testimonianza. Fu registrata davanti al tempio di Giunone. Non vidi mai quel documentario. Ma il suo ricordo tenue si insinuò con una certa insistenza dentro un mio pomeriggio romano di pochi anni fa...  
 
Gaetano Savatteri

"Da dove si perde l'acqua?"
di Gaetano Savatteri

 

FOTO D'EPOCA AL DON BOSCO DI AGRIGENTO

salesiani.png

Foto di gruppo in esterno. Potrebbe essere il 1957 o il 1958 ai Salesiani di Agrigento gli alunni esterni ( cioé quelli che non dormivano in Istituto) vengono fotografati in un angolo del cortile interno. I Salesiani allora offrivano a centinaia di ragazzi della provincia un ciclo scolastico che andava dalla quarta elementare alla terza media. Severi Consiglieri ( così erano chiamati i capi tra i Salesiani) facevano rispettare le regole e preti generosi avviavano i ragazzi agli studi e allo sport. Memorabili erano le partite durante le ricreazioni che vedevano giocare contemporaneamente diverse squadre nello stesso spazio con altrettanti palloni ( di gomma nera) che si mescolavano e si confondevano.

 

UN FRAMMENTO DI MEMORIA di Giovanni Taglialavoro

gt1.jpg

Era un ricordo tenue di un’intervista fattami per un documentario sulla grande sete in Sicilia nel 1968. Non avevo mai visto il documentario la cui circolazione mi era stata testimoniata da militanti comunisti che lo avevano visto proiettato nella loro sezione. Nel 2005 navigo su Internet e incontro l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico: una telefonata e una archivista disponibile e efficiente ( si chiama Serena) scova il documentario in questione. Scopro pure che il testo è scritto da Leonardo Sciascia, la sceneggiatura da Marcello Cimino e la regia di Massimo Mida. Siamo nel 1968, dicevo, frequentavo l’università a Pisa. Durante le vacanze ritornavo ad Agrigento e insieme a Gaetano Siracusa, Maurizio Iacono, Mimmo Vella e altri cercavamo di scuotere la rassegnazione dei nostri concittadini sul tema della penuria di acqua. Organizzammo un sit-in davanti alla prefettura e forse fu per questo che gli autori del documentario mi chiesero una testimonianza. Fu registrata davanti al tempio di Giunone. La foto che vedete è un ferma immagine del documentario. L’intero documentario dura 34’ ed è disponibile presso l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio.

 

RSS Feed

Image CAPTCHA
Enter the characters shown in the image.