Agrigento tra le Alpi e le Piramidi

le belle lettere

 

LA SICILIA DI IERI E DI SEMPRE NEL ROMANZO DI ADRIANA IACONO “LA TERRA DEI LIBERI SOGNATORI” di Olga Lumia

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Adriana e io ci eravamo conosciute “a distanza” circa sette anni fa, mosse dagli stessi interessi e intenti. Prima, avevamo abitato gli stessi luoghi e gioito degli stessi odori e bagliori ad Agrigento, dove le nostre amicizie e conoscenze comuni sono tante. Io e lei, nonostante la distanza geografica che il mio trasferimento a Roma ci impone, ci siamo subito riconosciute.

Nel 2009 mi aveva coinvolto nel progetto editoriale Alice per la città- per l’Aquila (Ed. Arkhé). Un volume in cui sono raccolte narrazioni e visioni di posti reali e luoghi dell’anima. Dove lo spazio urbano devastato dal terremoto in Abruzzo era diventato occasione per adunare voci narrative del Nord e del Sud. Oltre il confine di quella città dilaniata.

Il 7 luglio scorso, a Roma, ho avuto il piacere di presentare, insieme con Gabriella Saracco, il romanzo di Adriana Iacono, La terra dei liberi sognatori.

Scrivo qui quello che ho detto, senza mezze misure, nel corso della presentazione.

Siamo di fronte a un grande romanzo, come se ne leggono pochi, specie in mezzo a questa ricerca compulsiva di modernità e velocità che ci condanna tutti. E a cui, purtroppo, certa letteratura sembra volersi piegare. Dimenticando le ragioni profonde dell’anima e asservendosi alla comoda indulgenza della mediocrità.

 

LA BELLEZZA CAMBIA NOI E IL MONDO di Tano Siracusa

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In una delle sue rare interviste giornalistiche Faulkner affermava che la lettura di un romanzo deve procurare piacere, deve divertire.

E’ singolare che a sostenerlo fosse uno degli scrittori più ardui del Novecento.

‘Divertire’ ha una contiguità semantica con ‘distrazione’. In latino dicevano ‘devertere’: cambiare strada, sperimentare un nuovo cammino, cambiare percorso’ traduce il vocabolario. Ma sembra esserci o almeno essere possibile un ampliamento semantico della parola affidato a quella contiguità di significato fra divertimento e distrazione e al comune uso del ‘de’ o di’ oppositivo. Di-vertire, di-s- trarre, de-vertere : a indicare come uno scarto e un rimbalzo, uno sbalzare fuori, su un ‘percorso’, una ‘strada’, uno scenario, un livello di realtà, completamente diversi.

Da dove si ‘de-verte’? Da chi o da cosa mi distraggo mentre leggo un romanzo di Faulkner o vedo delle immagini che ‘mi piacciono’? Dalla realtà, quella che sperimento nel flusso temporale, dalla mia personale vicenda biografica, dal riverbero di angoscia che insidia me come chiunque.

Dalla consapevolezza, ricorda Pepi Burgio in un recente articolo pubblicato su questa testata, che uno come Heminguawy aveva del fatto che ‘ la vita è una tragedia e finisce sempre allo stesso modo.’ Dalla vertigine del nulla che Dostoevskj e Nietzsche mostravano all’Occidente alla fine del XIX secolo e che all’inizio di quel secolo aveva sollecitato in Italia la meditazione del materialista Leopardi.

E verso dove ci conduce il ‘de-vertere’ della creazione artistica?

 

IL MISTERO SPIEGATO DEL PIACERE ARTISTICO di Pepi Burgio

Cosa resta delle cose che ascoltiamo, guardiamo, leggiamo? Assai poco, almeno apparentemente, diremmo alcune volte; altre volte siamo disposti ad affermare che sì, senza dubbio qualcosa rimane. Dipende.

C’è poi quell’esperienza, infrequente ma non rara, che ci accende anche quando non la poesia, non la musica, non le immagini ci avvolgono nella loro fascinazione. Ma, per esempio, la profondità di un concetto o il dire in prosa qualcosa, magari criptica ma che si avvale di una notevole forza seduttiva. Certa letteratura possiede questa qualità, si potrebbe stendere facilmente una lunga lista di brani; anzi il compilarla, il comporla, forse procurerebbe una certa infantile eccitazione, un incontenibile entusiasmo. A priori, talvolta anche a prescindere dai contenuti dispiegati.

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ZAINO IN SPALLA VERSO SANTIAGO

 

E se... oltre a uno zaino di otto chili in spalla non avessimo niente altro che il sole nel cielo e una strada di 120 km che attende di essere percorsa?

Dal 3 al 11 agosto si cercano adesioni anche da Agrigento al "Camino" di Santiago (da Sarrìa a Santiago de Compostela in Spagna).

Ad organizzare tutto la Famiglia Missionaria Comboniana ed Angelo Piraneo (per contattarlo email angelopiraneo@virgilio.it, cell. 329.9195655).

Il "Camino" vede la partecipazione di giovani provenienti da diverse parti d'Europa.

Ci tengono a precisare gli organizzatori che "non è un semplice trekking ma anche un cammino di ascolto, discussione, riflessione, in cui la Parola di Dio occupa un gran posto".

 

PER CHI SUONA IL CENTRO STORICO di Davide Natale

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Due anni addietro Giorgia ed io abbiamo comprato casa, in centro storico ovviamente. L'abbiamo ristrutturata e da due settimane la abitiamo. Identica cosa hanno fatto Viviana e Danilo, lo ha fatto Daniela, e a breve stessa sorte seguiranno Ornella, Mimmo, Ombretta e Giandomenico. Anche Marcello, ne sono convinto, prima o poi seguirà acquisterà casa. E poi ci sono Giovanni, Tano che ci hanno anticipato ristrutturando bellissime case di famiglia e che adesso abitano, il primo durante i suoi frequenti soggiorni ad Agrigento, il secondo destinandovi dimora quotidiana. E chissà quanti altri Danilo, Viviana, Marcello e Mimmo ci sono ad Agrigento.
Vi scrivo di questo per porre all'attenzione condivisa una serie di accadimenti, di cause ed effetti, ed insieme su questi ragionare. La prima considerazione che mi sovviene riguarda l'aspetto economico: l'importo di denari investito ed utilizzato dagli amici sopra citati, per ristrutturare la propria parte del centro storico è senza dubbio molto più robusto di quanto intere amministrazioni pubbliche nel corso di alcuni lustri hanno utilizzato per lo stesso fine. E all'obiezione che si tratti di immobili privati, proprie case, sottolineo come queste hanno si, un lato privato che riguarda la bontà degli spazi interni, la suddivisione degli ambienti, la fruizione degli ambiti esclusivi e la loro possibilità di essere vissuti, ma possiedono anche un aspetto pubblico; penso ai prospetti delle stesse abitazioni, alle loro facciate, agli infissi e le persiane in legno, agli intonaci color della terra, alle grondaie in rame. Aspetto che è pubblico, che dona quindi decoro al lato esteriore ed esterno delle strade e dei cortili sui quali queste abitazioni insistono. Basti pensare, inoltre, che qualsiasi regolamento edilizio comunale trattiene come propria prerogativa decisionale parametri e modi, vincoli ed autorizzazioni degli interventi sulle facciate degli edifici. Ma su questo aspetto ritornerò a breve.
 

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